Abusi sanati senza pagare un euro al Campidoglio e, a conti fatti, i soldi che avrebbe dovuto incassare il Comune ammontano a 60 milioni di euro. È quanto emerge da un’indagine della Procura della Repubblica di Roma che ha ritenuto che dietro quella ‘inefficienza’ si nasconda altro: ‘Affari sporchi’. Si tratta di contante che dovuto al Comune per sanatorie e che risulterebbe dalla relazione di un dirigente, come riporta La Repubblica che specifica: ‘Al momento stimati sono oltre 60 milioni e con somme che si prescrivono stimate in 6 milioni per anno’.
Varie le irregolarità riscontrate dalla Procura della Repubblica
Il sistema che sarebbe stato portato alla luce avrebbe fatto emergere la mancanza di rotazione, di riscossione e il rigetto che si sono visti opporre numerosi cittadini di accesso agli atti. Ma la storia sarebbe ‘vecchia’. Le attività investigative sarebbero risalite indietro nel tempo, fino a oltre 8 anni fa quando si sarebbero verificati anche disaccordi interni agli uffici comunali nei quali un dirigente chiedeva di svolgere accertamenti e un altro rispondeva che a fronte di maggiori controlli il rischio era un arresto delle attività del settore.
Accesso agli atti negati e mancanza di rotazione dei dipendenti comunali
Una situazione di ‘confusione’ che si sarebbe registrata anche quando i romani avevano chiesto l’accesso agli atti, che nella maggior parte dei casi, non ricevevano alcuna risposta, inducendo i cittadini interessati a procedere per le vie legali. Con un sistema andato avanti sempre nello stesso modo, anche per la mancanza di rotazione dei ruoli all’interno della macchina amministrativa. Allo stato attuale la Procura capitolina, che coordina le indagini, sembra essere convinta che ‘la generale situazione di disordine nella tenuta degli archivi digitali e cartacei appare artatamente creata per consentire alla società incaricata di decidere in modo arbitrario quali pratiche evadere prioritariamente e la durata dei procedimenti’.
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