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Roma, dalla cella frigorifera al gazebo: nasce in sordina l’obitorio dei cinghiali

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Se i cinghiali vivi sono diventati la patata bollente della nuova Giunta Capitolina, quelli morti scottano – se possibile – ancora di più. E non solo per le temperature record molto al di sopra delle medie stagionali che hanno investito Roma nelle ultime settimane.

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Macabre soluzioni

Certo – in tempi di pandemie – il caldo non aiuta. Mentre smaltire una carcassa sembra ancora palesemente un problema non risolvibile per automatismi – come forse in molti si auguravano quando si è cominciato a gridare all’emergenza – c’è chi progetta soluzioni fantasiose e alquanto surreali, oltre che macabre.

E se non fosse per qualche audace utente di Facebook che, sconcertato, decide di lanciare un sos dal suo profilo privato, l’intera vicenda che stiamo per narrare oggi sarebbe passata sotto silenzio.

Già nei giorni scorsi un membro dell’ACSA (Associazione Cittadini di Sant’Andrea) ringraziava pubblicamente l’attuale Presidente del XIV Municipio Marco Della Porta (PD) per aver scongiurato la minaccia di veder installate, presso i locali dell’ex scuola materna di via del Casale Sansoni, oggi sede del Nucleo Intervento CB Protezione Civile, celle frigorifere dove  conservare le carcasse degli animali recuperati nella vicina riserva.

“Quel terreno appartiene al Comune – spiega Mauro Gallucci ex consigliere FI del XIV Municipio e volontario della Protezione Civile – Il Comune può dare parere negativo e sottrarsi all’obbligo di rendersi disponibile per certe iniziative”.

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“Gazebi mortuari”: obitori ‘open air’

Gallucci ci mostra quindi delle foto che lui stesso ha scattato ieri durate un giro di perlustrazione nella zona che si estende alle spalle del Santa Maria della Pietà. Nell’area ex Ama stanno sorgendo come funghi dei gazebo dove sono visibili, all’interno, lunghi tavoli di metallo.

“Credevo stessero preparando una festa – dichiara Gallucci – ma quando ho chiesto spiegazioni in merito, sono rimasto basito. Un ingegnere mio amico mi ha detto che quello era il nuovo deposito dei cinghiali morti”. Un obitorio open air, in sostanza, la cui realizzazione sta cominciando a sollevare qualche polemica.

Nell’area – di competenza stavolta della Asl Roma 1 e della Provincia – sorgono infatti il tristemente noto campo rom di via Cesare Lombroso e il Sert. Insomma, una zona off-limits dove il macabro scenario dei bianchi chioschi che con le loro superfici metalliche all’interno si accendono sotto il sole cocente, rappresenta la classica ciliegina sulla torta.

È questa la camera mortuaria dove nei prossimi giorni verranno portati i cinghiali recuperati. Un punto di osservazione usato per contenere le carcasse prima che sia avvenuta la loro identificazione ed eventualmente prima che venga effettuato l’esame autoptico.

Di norma, simili depositi locali dovrebbero essere refrigerati, per impedire l’inevitabile decomposizione. Inevitabile come gli inquietanti interrogativi che un simile bizzarro progetto fatalmente sta suscitando.

Rosanna Sabella Gazebi

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