A puntare il dito contro l’azienda di trasporti pubblici TPL sono proprio i suoi clienti, i passeggeri. Insofferenti e stufi del malfunzionamento del servizio, i cittadini sono in fermento. Dal canto loro gli autisti si difendono con una lecita giustificazione: l’azienda non eroga loro gli stipendi da tempo. E dopo mesi di fondi bloccati, il M5S proroga quest’agonia: per altri venti mesi i lavoratori resteranno a secco. A farne le spese, come al solito, i cittadini che dovranno fare i conti con un servizio altalenante e inefficiente.
Prendere l’autobus è diventato un dramma
TPL a Roma copre le linee bus che passano in periferia, ovvero circa il 20% delle linee totali. I cittadini insofferenti al servizio sono molti, e si dicono stanchi di pagare per qualcosa che non funziona. Le corse infatti sono nettamente diminuite e questo, in una città caotica e trafficata come Roma, comporta un notevole allungamento dei tempi d’attesa. Le poche corse che TPL garantisce sono insufficienti ad accogliere tutti i passeggeri. Ne va da sé che le vetture vengono riempite oltre il limite di sicurezza, e quasi al confine della decenza.
M5S blocca i fondi per altri 20 mesi
Questa situazione di perenne disagio è la naturale conseguenza di un grave problema di fondo: da mesi gli autisti TPL non vengono pagati. Inutili le proteste, gli scioperi e gli interventi dei sindacati, la diatriba sembra senza fine. A peggiorare ulteriormente la vicenda una decisione del M5S: a quanto pare gli stipendi dei lavoratori saranno bloccati per almeno altri 20 mesi. Scoraggiati quanto mai, gli autisti si scusano così: «non ce ne vogliate, ma andrà peggiorando nelle prossime settimane, salvo tempestiva soluzione».