Roma. Finalmente, dopo il delicato e difficile momento rappresentato dalla pandemia di Covid-19, le imprese conoscono una graduale ripresa anche se non è tutto certamente rosa e fiori. Per quel che riguarda la Capitale, il livello medio delle strutture ricettive cresce e l’apertura di nuovi alberghi di fascia alta fa capolino nella Città Eterna. Aspetti questi senz’altro positivi ma che mettono in evidenza anche alcune difficoltà ed in particolare quelle relative non solo alla ricerca di lavoratori stagionali – problematica evidente soprattutto sul litorale – ma anche alla problematica di trovare professionalità adeguate all’offerta.
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La mancanza di personale specializzato
Un settore, quello che vede coinvolte le strutture ricettive, che sta andando incontro a nuove esigenze che, purtroppo, non sempre trovano il giusto accoglimento. Come spiega Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi di Roma, il problema maggiore si registra con il personale esterno in quanto se per alcuni profili le impresse possono organizzarsi in modo autonomo con corsi di formazione e tirocini specializzati, il discorso non vale per il personale esterno: ‘Il problema lo abbiamo con il personale esterno, tipo quello per le pulizie e per le sale per il quale spesso facciamo fatica a trovare persone adeguatamente specializzate, in linea con il livello dell’offerta ricettiva che a Roma è notevolmente aumentato’, spiega. Per sopperire a questa difficoltà, non sono pochi gli operatori che si vedono costretti ad offrire contratti a tempo determinato a lavoratori stranieri o di altre regioni.
Il problema dei lavoratori stagionali
Oltre alla mancanza in città di lavoratori di livello alto e specializzati, un’ altra gatta da pelare è rappresentata dalla carenza dei lavoratori stagionali. In vista della stagione estiva mancano all’appello camerieri, cuochi, pizzaioli e bagnini. Secondo il report elaborato da “Articolo 46”, il centro studi dell’Anpit, circa l’83% delle imprese laziali oggetto di indagine prevedono una mancanza di personale in una forbice che va dal 20 al 30 per cento ed i segmenti più colpiti riguardano le attività di ristorazione e il turismo alberghiero.
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