Caos negli ospedali di Roma a causa dell’aumento dei casi di influenza australiana e del Covid. Un binomio che rischia di far saltare il sistema del Dea. “Se si superano il tetto dei mille – ha detto il presidente regionale della Società italiana della medicina di emergenza e di urgenza, Giulio Ricciuto a Il Messaggero – il Dea salta”. E nei giorni dell’Immacolata i presidi ospedalieri sono stati presi d’assalto da pazienti costretti ad aspettare ore e ore prima di essere sottoposti a visita.
Numeri in aumento
I numeri di ieri, in particolare, fanno paura. Negli ospedali di Roma e del Lazio erano 931 gli utenti che stazionavano nei pronto soccorso. Una situazione che ha visto sovraffollato l’Umberto I, il Gemelli, il Pertini, il Sant’Andrea, e il San Camillo soprattutto a causa dell’aumento dei contagi dell’influenza. I vaccinati nel Lazio ammontano a un milione di persone, nella maggior parte dei casi si tratta di anziani che ricoprono il 70 per cento di coloro che si sono sottoposti a vaccino, mentre i numeri calano vertiginosamente quando si parla di adolescenti. E sono proprio gli adolescenti quelli maggior mente colpiti dall’influenza australiana.
Il picco massimo previsto a gennaio
La situazione, però, non ha neanche raggiunto il suo picco massimo, perché la vera emergenza è prevista a gennaio. E tutto questo con la presenza del Covid che continua a far registrare casi positivi. Ieri nel Lazio si sono registrati altri 2.371 positivi. Ad aggravare le cose c’è il fatto che non esistono più i reparti Covid e quindi diventa difficile per il personale sanitario, in questo marasma, trovare dove mettere i positivi.
Anche gli studi medici e pediatrici sono presi d’assalto dall’utenza preoccupata. La situazione è tale da aver indotto il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Maggi, a sollecitare l’Asl perché velocizzi l’affidamento degli incarichi. In poco tempo ci dovrebbero essere in servizio almeno 100 sanitari in più”.
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