“Troppe case senza abitanti e troppi abitanti senza casa”, sembra un paradosso ma non lo è. La Caritas fotografa – ma non è una novità purtroppo – l’emergenza abitativa nella Capitale chiedendo alle Istituzioni di fare più. Lunghissime le attese per ricevere gli alloggi popolari, la piaga (dettata a volte dalla disperazione) delle occupazioni abusive, gli sfratti a fare da contraltare al dramma umano di chi è costretto a vivere senza un tetto sopra la propria testa. Numeri, dati, che in realtà però corrispondono a nomi e cognomi. Ma che restano nell’oblio.
Emergenza abitativa a Roma, i dati della Caritas
Del problema il nostro giornale se ne è occupato più volte. Almeno 14mila sarebbero le famiglie in graduatoria in attesa di ricevere un alloggio popolare; di case di questo tipo però non ce ne sono: ma se le liste non scorrono, le occupazioni abusive sì, nonostante i tanti sfratti effettuati dalle forze dell’ordine. Poi c’è chi non riesce a pagare l’affitto a causa della crisi e qui si apre un capitolo a parte, fatto nuovamente di sgomberi e drammi familiari (a Roma, come riporta il Messaggero, se ne contano una media di undici al giorno per morosità degli inquilini). E arriviamo ai numeri della Caritas nell’ultimo report sulla povertà:
- 14.000 – Numero di famiglie in graduatoria per ricevere l’alloggio popolare
- 1.000 – Persone che vivono nei residence per l’emergenza abitativa (costo 25 milioni di euro l’anno per il Comune)
- 4.000 – Famiglie che vivono in occupazioni informali e organizzati
- 23.420 – Senza tetto censiti dall’Istat nell’area metropolitana di Roma
- 110.000 – Case sfitte (ma altre stime parlano di un numero superiore a 160.000)
L’appello
“Non è più il tempo per limitarsi al generico grido di allarme, al generico appello alle istituzioni e alle forze politiche”, dichiara Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma a margine della presentazione del quaderno di studi “Diritto all’abitare e solidarietà” dal quale sono tratti i numeri sopra riportati che aggiunge:
“Il tempo che abbiamo dinanzi è ormai quello di una mobilitazione più ampia della città; accanto, ovviamente, a quella della richiesta di una più forte assunzione di primarie e insostituibili responsabilità da parte delle istituzioni”