Sono infine arrivati, ieri sera, i vigili e stamattina il furgone dell’AMA, per rimuovere la montagna di rifiuti che giaceva da giorni all’angolo della Pineta Sacchetti, a Roma, in corrispondenza dell’ingresso del Policlinico Gemelli. È andata bene stavolta. Le segnalazioni passate al nostro giornale da un’attivista dell’ambiente sono state inoltrate dai dipendenti all’amministratore del fast food “incriminato”, il quale ha voluto dire la sua.
“Non posso io parlare a nome del marchio – ha esordito l’uomo, che chiede di restare anonimo – Ma posso garantire che abbiamo sempre lavorato all’insegna della eco-sostenibilità. Lo dimostra il fatto che la plastica è stata ormai abolita dai nostri packaging e che facciamo da tempo largo uso di bicchieri di carta e cannucce compostabili. Ciò aumenta, come in qualsiasi altra attività oggi, la reputazione e il prestigio di un brand. E rappresenta quindi per noi un notevole ritorno di immagine”.
Migliaia di euro per la Tari, “L’Ama però qui non la vediamo quasi mai”
E se qualche addetto poco avvezzo alla differenziata – magari semplicemente perché straniero o nuovo del mestiere – sbaglia, viene immediatamente ripreso e guidato nella suddivisione dei rifiuti negli appositi contenitori, assicura il gestore del locale. “Si immagini – ci tiene a sottolineare – che solo di Tari in questo posto paghiamo ogni anno oltre 8mila euro. Considerando che abbiamo su Roma 9 filiali, alcune delle quali arrivano a pagare anche 12mila euro annui di tassa per l’immondizia, si faccia un po’ i conti…”.
“L’Ama però qui non la vediamo quasi mai”, specifica. Ma poiché – come si suol dire – al peggio non c’è mai fine, l’uomo ci racconta dell’incredibile modus operandi di alcuni operatori ecologici che per non essere costretti a passare sistematicamente secondo la tabella di marcia avrebbero disattivato gli appositi badge dell’Azienda Municipalizzata originariamente attaccati con il silicone.
“Abbiamo dovuto cambiare il sistema – dichiara il titolare del fast food – e incastonarli nel muro. Altrimenti venivano fatti sparire”. Il noto fast food non è tuttavia l’unica attività della zona ad essere sotto accusa. Lo stesso accadrebbe infatti con i rifiuti provenienti da abitazioni private e dallo stesso ospedale, come testimoniano le immagini inoltrate alla nostra testata dalla volontaria ambientale. La quale affonda il fendente nella piaga, mostrandoci ciò che resta di quel passaggio nella giornata di oggi. Ancora mucchi di rifiuti sparsi qua e là. E un fetore insopportabile. Quello tanto apprezzato dagli animali.