“Verità per Hasib!: firma anche tu l’appello”. La raccolta firma va avanti spedita. Un appello al Capo della Polizia Lamberto Giannini, disposto dall’Associazione 21 Luglio, per fare luce su quanto accaduto il 25 luglio in quell’appartamento a Primavalle, in via Gerolamo Aleandro.
Lì quattro agenti sono andati a controllare Hasib Omerovic, 36enne sordomuto accusato attraverso i social da alcuni residenti della zona di molestare ragazze e minori.
Ma quella mattina qualcosa non ha funzionato. Il giovane è precipitato dalla finestra del terzo piano, salvandosi ma riportando danni gravissimi.
Rimosso il Dirigente e la sua vice
E il Capo della Polizia vuole fare chiarezza. Tanto che, per prima cosa, sono stati rimossi il dirigente e la sua vice. Da domani arriverà in Commissariato un nuovo dirigente, Roberto Ricciardi. Nel frattempo gli occhi sono puntati su uno dei quattro poliziotti che, in borghese, sono entrati nell’appartamento degli Omerovic per identificare Hasib. L’agente sarebbe noto per i suoi metodi “ruvidi”.
Quello su cui occorre far luce è anche l’orario dell’intervento. Gli agenti hanno dichiarato di essere entrati nella casa alle 12:29. Ma risulta una chiamata al 118, per soccorrere Hasib dopo il volo fatto dalla finestra, alle 12:26. E di sicuro l’ambulanza non può essere stata chiamata prima che arrivassero i poliziotti a fare il controllo, perché la tragedia non era ancora avvenuta. Una discrepanza che potrebbe essere un semplice errore di trascrizione, ma anche qualcosa di diverso.
Spedizione punitiva
Per tutti i poliziotti è scattato un controllo per verificare se avessero dei pregiudizi nei confronti di questa famiglia rom. Una delle piste, infatti, sembrerebbe essere quella di una spedizione punitiva. Non un semplice controllo, dunque, ma un fatto privato. Ipotesi da appurare, da approfondire e verificare. Tra le atre donne che sarebbero state vittime delle attenzioni morbose del 36enne ci sarebbe infatti stata anche la nipote di uno degli agenti che il 25 luglio scorso ha proceduto all’ispezione in casa Omerovic. Proprio quell’agente dai modi “ruvidi”, che tanto avrebbe spaventato Hasib, da costringerlo a scappare nella sua stanza.
Quello che è successo poi non si sa con esattezza. Le versioni della famiglia e quella degli agenti non coincidono. Saranno quindi le indagini a dover fare chiarezza.
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“Voglio conoscere la verità di quanto accaduto in quei drammatici minuti dentro la mia abitazione”, ha dichiarato Fatima Sejdovic, madre di Hasib, “Mio figlio ora è in coma, la vita della mia famiglia irrimediabilmente devastata. Ci siamo dovuti allontanare dalla nostra casa perché abbiamo paura e attendiamo dal Comune di Roma una nuova collocazione. Come madre non cesserò di fare di tutto per conoscere la verità su quanto accaduto a mio figlio e agire di conseguenza”.
Il Comune aveva dato loro la casa a Primavalle tre anni fa, dopo che la famiglia era arrivata in Italia negli anni ’90 dalla Bosnia devastata dalla guerra.
Il padre di Hasib: adesso viviamo in macchina
“Dove siamo stati fino ad ora è troppo lontano, impiegavamo due ore per andare a visitare Hasib in ospedale. Ora da qualche giorno, per essere più vicino a nostro figlio, viviamo e mangiamo in macchina, fermandoci nei parcheggi. Chiediamo al Comune di Roma che presto, dopo aver lasciato la casa popolare di Primavalle, ce ne dia una nuova, perché così non ce la facciamo proprio”, ha rimarcato Mehmedalija Omerovic, papà di Hasib.
Anche Erika, la sorella di Hasib, ha dovuto cambiare le sue abitudini di vita. “Prima del 25 luglio ero felice: la mia vita, dopo tanti anni trascorsa nei campi rom, stava diventando davvero una vita normale, come quella di tante ragazze della mia età. Sognavo di finire gli studi e, insieme ad altre amiche, aprire un centro benessere. Tutto questo dentro di me si è spezzato. Ora il mio sogno è cambiato: è che un giorno Hasib torni a casa con il suo bel sorriso”.
Lo striscione
A Primavalle, in via Federico Borromeo, venerdì era stato affisso uno striscione con la scritta «Solidarietà per Hasib lanciato dalla finestra. Verità e giustizia». Sul posto è intervenuta la polizia, che lo ha rimosso e acquisito, portandolo al Commissariato di Primavalle.
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