Non è passato inosservato il “duro lavoro” di un dipendente Ama che nel 2019 ha utilizzato la vettura aziendale per fini che nulla hanno a che vedere con la pulizia delle strade. E, in effetti, l’ex dipendente Ama ha perlustrato le vie di Roma, ma per andare a prostitute. È la storia di N.G., ex dipendente della municipalizzata, che è stato recentemente condannato per peculato e interruzione di pubblico servizio. L’uomo, ormai in pensione, ad agosto 2019 avrebbe intramezzato il suo turno lavorativo assentandosi dall’area assegnatagli e recandosi a prostitute su via Cristoforo Colombo. La motivazione? Stando alla difesa “Portava caffè alle lucciole e in cambio loro tenevano pulita la via”.
La condanna del netturbino Ama
Il caso, finito sui banchi di piazzala Clodio e del pm Gennaro Varone, si è chiuso con la condanna dell’imputato a rimborsare l’Ama, costituitasi come parte civile, per un totale di 20 mila euro e una detenzione di 9 mesi per il netturbino.
Secondo le ricostruzioni, N.G. avrebbe utilizzato la Panda dell’azienda in tre giornate distinte. Le prime due, il 24 e il 27 agosto 2019, l’avrebbe presa per recarsi in un quadrante della città che nulla aveva a che vedere con il suo lavoro. L’uomo infatti avrebbe dovuto perlustrate la raccolta rifiuti nella zona della Galleria Giovanni XXIII, a Roma Nord. Ma, stando all’indagine interna condotta da Ama, l’auto si sarebbe spinta invece fino a via Cristoforo Colombo, una vita tampinata notoriamente anche da lucciole e prostitute. Lì, l’ex dipendente Ama, è stato trovato in atteggiamenti equivoci e ha tentato di difendersi. In un’altra occasione, il 29 agosto, N.G. non era nemmeno di turno. Eppure ha utilizzato l’auto di servizio durante la giornata di riposo per recarsi nel medesimo luogo e “portare un caffè alle lucciole”. Il tutto in chiave per una tacita collaborazione. “Sono mie amiche”, ha spiegato tramite la difesa, “Portavo caffè alle lucciole e in cambio loro tenevano pulita via Cristoforo Colombo”.