È finito a processo con l’accusa di violenza sessuale. Un 66enne collaboratore scolastico di un istituto superiore di Roma è stato processato in quanto si sarebbe reso colpevole di aver palpeggiato una studentessa. Fatti per i quali il pubblico ministero ha chiesto la condanna dell’uomo a tre anni e sei mesi di reclusione, come riporta Fanpage. Eppure il collegio giudicante davanti al quale è stata discussa la causa non si è trovato d’accordo con la pubblica accusa, anzi, ha ritenuto che non si configurasse reato, in quanto si sarebbe trattato di pochi secondi. In fondo è stata proprio quest’ultima la tesi difensiva che la magistratura capitolina ha ritenuto di condividere.
La ricostruzione della presunta vittima in contrasto con quella del bidello
La 17enne che ha denunciato di essere stata vittima di abusi lo scorso anno, aveva raccontato di aver sentito qualcuno che le infilava la mano nei pantaloni e dentro gli slip e che quando si è voltata a guardare di chi si trattasse si sarebbe trovata di fronte il 66enne che avrebbe poi sottolineato che era solo uno scherzo. Ma la studentessa si sarebbe allontanata velocemente, sconvolta da quanto successo. Una ricostruzione non solo assai differente da quella fornita dall’imputato, ma quasi opposta. Visto che il bidello, dal canto suo, ha raccontato di averla toccata inavvertitamente, per caso e, soprattutto, che nel contatto non ci fosse alcuna malizia. L’operatore scolastico ha specificato di averla sollevata da terra, ma di non averla toccata, non volontariamente almeno.
La sentenza di assoluzione
La ragazza, invece, si era sentita abusata e, subito dopo, aveva denunciato l’accaduto. Un episodio per il quale aveva anche ricevuto la solidarietà degli altri studenti che hanno organizzato uno sciopero per chiedere che fosse fatta luce sull’accaduto. Il processo a carico del 66enne, però, si è chiuso con un’assoluzione “perché il fatto non costituisce reato”.