Sarebbe finito nuovamente nei guai Roberto Spada, il “boss” dell’omonimo clan di Ostia, per aver rubato energia elettrica a un fornitore di energia in modo da non pagare le bollette per la casa in cui risiede. Spada, con un lunghissimo elenco di capi d’imputazione sulle spalle, compreso quelli per la nota aggressione brutale al giornalista Rai Daniele Piervincenzi, è adesso accusato anche di furto di corrente dopo che l’impianto che rifornisce la sua abitazione sarebbe risultato manomesso. Abitazione che, tra parentesi, rientrerebbe nelle proprietà del Comune di Roma.
Roberto Spada accusato di ‘rubare’ l’energia elettrica
La scoperta risalirebbe a qualche giorno fa. I Carabinieri, presentatisi alla sua porta in quello che all’apparenza era un normale controllo di routine insieme a dei tecnici specializzati, hanno provveduto quindi al distacco dell’allaccio abusivo della corrente procedendo poi con la denuncia sia contro Roberto Spada che la compagna. Ma, come precisa il Messaggero, la manomissione dell’impianto non sarebbe imputabile al capo clan in quanto la stessa sarebbe avvenuta mentre lui si trovava in carcere; il boss però, da quanto si apprende, avrebbe ugualmente sfruttato la situazione a sua vantaggio una volta rimesso in libertà – stato in cui si trova tutt’ora seppur con alcune restrizioni – e per questo sarebbe finito ora sotto indagine. Sul caso proseguono pertanto tutti gli accertamenti amministrativi che riguarderebbero anche le procedure di assegnazione dell’alloggio nelle disponibilità del Campidoglio.
Le misure contro Roberto Spada
La sua scarcerazione, lo ricordiamo, era stata festeggiata con i fuochi d’artificio a Piazza Gasparri ad Ostia. Dopo la famosa “testata” a Piervicenzi Roberto Spada era infatti finito in carcere a Tolmezzo; poi, nel settembre scorso, era uscito per aver “espiato la pena” facendo ritorno ad Ostia. Nei suoi confronti, in attesa dell’esito degli altri procedimenti giudiziali a suo carico, per i quali bisognerà aspettare il giudizio della Cassazione, era stata disposta tuttavia la misura della sorveglianza speciale a cui aveva poi fatto seguito un’altra ordinanza a suo carico con ulteriori prescrizioni.