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Omicidio Luca Sacchi, fidanzata depista le indagini: condannata a 3 anni per droga

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luca sacchi

Omicidio Luca Sacchi, la sua morte non è stata accidentale. Lo conferma la Corte d’Assise di Roma: “La tesi è priva di fondamento”.

Luca Sacchi non è morto a causa di un incidente. La sua dipartita, avvenuta nella notte tra il 23 e 24 ottobre 2019, è stata un omicidio. Si riparte da qui. Da quel che la Corte d’Assise di Roma ha reso noto il 1° giugno scorso classificando la morte accidentale del ragazzo del tutto “priva di fondamento”. Gli elementi probanti sono altri, ovvero che il killer VDG avrebbe sparato un colpo di pistola a causa di una compravendita di droga.

Colpo fatale per cui è stata chiesta una condanna a 27 anni di carcere. Pugno di ferro, inevitabile visti gli elementi della tesi accusatoria, che tuttavia apre un altro fronte d’indagine. La Corte di secondo grado motiva la sentenza prendendo in esame una parte della deposizione del ragazzo che tentenna, secondo le analisi e i riscontri, su punti fondamentali che avrebbero favorito (parzialmente, a questo punto) la tesi – interamente smontata – di omicidio colposo.

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Si passa, dunque, a omicidio volontario e a questo punto occorre anche stabilire chi ha depistato – perchè c’è anche questo particolare – le indagini: entrano in gioco i pusher, presenti quella notte a Colli Albani, PP e MDP. La Corte, nello specifico, ritiene che anche i due imputati siano coinvolti e debbano rispondere della pena di omicidio. Al pari dell’esecutore materiale.

Non nella pena. Infatti, data la dinamica dell’uccisione, è stato riconosciuto uno “sconto” nei loro confronti. In quanto l’esecutore materiale è un altro: non solo loro – in altre parole – ad aver premuto il grilletto. Si passa, dunque, da 25 anni a 14 anni e 8 mesi per entrambi. Condanna confermata in appello anche per la fidanzata di Luca, aggredita in quel frangente, ma – stando alla Corte d’Assise – ha contribuito con un “atteggiamento tutt’altro che commendevole” a depistare le indagini. 

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