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Morto il clochard “senza volto” che dormiva in Vaticano: addio a Mirko

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Vaticano

Il Vaticano saluta per l’ultima volta Miroslaw – per tutti Mirko – il senzatetto slovacco ben voluto persino dal Papa. L’addio di Krajewski.

Miroslaw, per tutti Mirko, è partito per il suo ultimo viaggio. Il senzatetto che alloggiava in Vaticano è morto a circa 60 anni, stroncato da un cancro. La malattia che era arrivato a deformarlo: anni fa aveva iniziato a farsi strada con un puntino sul naso, poi l’abisso. Sempre più lento, ma inesorabile. Era nelle zone di San Pietro da sempre, fin quando il Cardinale elemosiniere – Konrad Krajewski – non l’ha invitato a dormire a Palazzo Migliori. Un anno trascorso in serenità, ma poi è seguito un nuovo periodo.

Più sereno dopo tanti stenti. Krajewski ricorda, all’interno dell’elogio funebre davanti a 100 persone tra affezionati e volontari, come fosse sempre presente nonostante le difficoltà e gli stenti. Girava con un panno per nascondere il volto deformato: “Solo la bocca si vedeva”. Parlava a stento, ma diceva sempre grazie quando qualcuno gli portava qualcosa. Persino il Papa lo volle incontrare per una benedizione: la sua è una storia di mancanza, ma anche di ricchezza e volontà d’animo.

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Addio a Mirko, il Vaticano saluta il senzatetto benedetto dal Papa

Non intendeva gravare su nessuno, persino al Santo Padre ha detto di avere reticenze ad accettare l’invito: dormire nel nuovo alloggio voleva dire sconvolgere la sua routine. Il Cardinale Krajewski – racconta Vatican News – ci ha messo un po’ a convincerlo: il tempo che serviva per fare la differenza. Un’esistenza trascorsa nella precarietà: una seconda parte di vissuto non esaltante come la giovinezza, precedentemente risiedeva all’Aventino. Poi il Vaticano l’ha accolto nel suo abbraccio: spalle metaforiche su cui si è poggiato senza pretendere nulla. La sua presenza, però, era una sicurezza. Infatti aveva sempre la possibilità di ringraziare e contraccambiare in qualche maniera per i favori ricevuti.

Un sorriso – stentato – era già molto per una comunità (come quella vaticana) che cerca di offrire una seconda possibilità a chi vuole imbracciare una via diversa. Magari non cambia nulla, ma i pensieri sono più sereni: proprio come quelli di Mirko che avrà trovato – finalmente – la sua pace nei sorrisi (stavolta non accennati) che subentrano alle lacrime quando si tratta di ricordare. Prima, però, deve passare la nostalgia. 

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