Alessandro Femia forse poteva salvarsi, qualcuno poteva aiutarlo, anziché girarsi dall’altra parte. Bastava aprire la portiera dell’auto, accorgersi che lui era lì, intrappolato. E oggi la sua famiglia non sarebbe stata qui, a un anno da quella tragedia e dalla sua morte, a cercare testimoni. Forse la storia avrebbe avuto un altro epilogo, ma indietro non si può tornare. E riavvolgere il nastro è impossibile: la triste realtà, in bianco e nero, è un’altra. Restano i se, i ma, i però. E una certezza: Alessandro Femia, 25 anni, il 26 marzo dello scorso anno ha perso la vita in via dei Castani a Roma, all’incrocio con via dei Faggi, a Centocelle. Erano passate da poco le 4 del mattino quando la sua vettura si è schiantata contro un bus a metano dell’Atac. Prima il violento impatto, poi l’incendio e quel rogo che ha distrutto tutto. Nell’auto il corpo senza vita, carbonizzato, del 25enne. Che forse poteva essere salvato, se solo qualcuno fosse intervenuto tempestivamente, senza far passare altri minuti. Se solo qualcuno si fosse accorto di lui.
L’incidente in cui ha perso la vita Alessandro Femia
Alessandro Femia era a bordo della sua auto, una Volkswagen Scirocco nera, quando si è scontrato con un bus a metano dell’Atac. Lo scontro, poi l’incendio che ha divorato tutto. Da quanto emerso dall’autopsia, però, il giovane non è morto per l’impatto, ma è rimasto intossicato a causa dei fumi di quel rogo, scaturito a seguito dell’incidente. E, privo di sensi, è restato nell’auto, senza che nessuno gli prestasse soccorso. Minuti preziosi che forse sarebbero serviti per salvargli la vita. Se solo qualcuno lo avesse visto, avesse spaccato il vetro dell’auto e lo avesse tratto in salvo.
E ora, a distanza di un anno da quella tragedia, la famiglia continua a cercare testimoni. E papà Anselmo, che cerca la verità da quel terribile giorno, sui social ha pubblicato una lettera, come se a scriverla fosse stato il suo Alessandro, che aveva 25 anni, viveva a Talenti, nel III Municipio di Roma, ed era un mago dell’informatica.
“Mi chiamavo Alessandro Femia e sono morto. Avevo 25 anni, ero un lavoratore, avevo una fidanzata, tanti amici e una famiglia che mi amava. La mattina di sabato 26 marzo 2022 a Roma all’incrocio tra Via dei Castani angolo Via dei Faggi, alle ore 4.37 la mia auto una VOLKSWAGEN SCIROCCO nera ha avuto un impatto con un mezzo Atac a metano. Subito dopo lo scontro ‘qualcuno’ ha dichiarato di avermi visto scendere dalla macchina con il cappuccio nero sulla testa ed allontanarmi zoppicando dalla mia vettura. Non era vero”. Sì, perché un testimone all’epoca dei fatti ha raccontato di aver visto qualcuno allontanarsi dal punto in cui era avvenuto lo scontro. Un’omissione di soccorso che avrebbe potuto salvare la vita del giovane Alessandro. Lui non era fuori, era rimasto intrappolato in quella vettura. Che poi ha preso fuoco.
“Ero seduto in macchina al mio posto di guidatore. Intorno a me c’era gente che prendeva gli estintori, chiacchierava, chiamava i soccorsi. Qualcuno scattava foto e video, poi i vigili del fuoco con gli idranti, ma nessuno ha visto che ero lì ed ero visibile a pochi metri di distanza. Ho aspettato che qualcuno mi venisse a tirare fuori, mentre le fiamme iniziavano ad alzarsi. Ho aspettato, aspettato, ma non è arrivato nessuno. Nessuno ha aperto il mio sportello, nessuno ha rotto un finestrino, nessuno ha provato ad aprire il portabagagli e vedere chi ci fosse all’interno della macchina. Eppure io ero lì. I fumi hanno iniziato ad entrare nell’abitacolo, non c’era più aria e non riuscivo più a respirare. Sono morto. Dopo un po’ sono arrivate anche le fiamme, prima nella parte anteriore della mia macchina poi mi hanno raggiunto”. E non c’è stato più nulla da fare.
Poteva essere salvato?
E la domanda dei genitori, della fidanzata, degli amici del 25enne è solo una: poteva essere salvato? Alessandro è rimasto in auto per diverso tempo, è stato trovato alle 7 di mattina: era lì dalle 4.37 e l’autopsia ha dimostrato che ha perso la vita per i fumi inalati. I mesi sono passati, un altro anno è arrivato, ma la famiglia non si dà pace e continua a cercare informazioni. Foto, video, testimonianze, tutto è fondamentale per ricostruire quegli attimi.
“Ancora oggi in molti si chiedono perché sono stato lasciato morire in questo modo orribile – continua la lettera pubblicata da papà Anselmo, come se a scrivere e a rivolgersi a tutti sia Alessandro. “Avevo solo 25 anni e una vita da vivere. Per questo vi chiedo, se siete in possesso di foto o video che sarebbero molto utili alla mia famiglia di contattarli anche in forma anonima. È un dovere morale nei confronti della vita umana, affinché quello che è accaduto a me non accada mai più a nessun altro”.
La ricerca testimoni
“Noi andremo avanti in questa battaglia per la verità. Perchè quello che è accaduto a mio figlio non accada mai più a nessun altro” – ha detto papà Anselmo. “È un gran dolore per tutta la famiglia ripercorrere la triste vicenda di mio figlio ma sappiamo che la verità è vicina. Noi chiediamo a coloro che erano in zona in quella notte e vicini al luogo dell’incidente se sono in possesso di video o foto che possono inviarci anche in forma anonima”.
“La vicenda di Alessandro é ancora tutta da chiarire. Sono troppi i tasselli che mancano, ma siamo sicuri che alla luce dei nuovi video ricevuti dalla famiglia si potrà far chiarezza. I video e le foto mostrano bene che più di una persona era intorno all’abitacolo, ma nessuno ha aperto la portiera per accertarsi che qualcuno fosse all’interno. E invece Alessandro era lì. Forse svenuto ma non morto. Perchè l’autopsia ci dirà che è morto a causa dei fumi inalati” – ha spiegato la giornalista, delegata alla stampa dalla famiglia, Tiziana Ciavardini.
Chiunque avesse informazioni può contattare Anselmo Femia, papà del giovane Alessandro, al 3481255224 o inviare una mail all’indirizzo veritaperalessandro@yahoo.it.