Non c’è giustizia senza risposte. Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, al centro di un’indagine lunga 40 anni, ha accolto l’istituzione di una commissione bicamerale di inchiesta, approvata ieri, con un monito: “Qualcuno, e c’è, che ha visto qualcosa si liberi la coscienza una volta per tutte”.
Parole che arrivano a margine di un momento saliente per il Paese. Ieri la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato infatti la creazione di un’apposita Commissione d’inchiesta per far luce sul sequestro di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, scomparse nel maggio e giugno 1983. Da allora le famiglie delle due ragazze hanno vissuto un calvario su cui non intendono tacere, tantomeno interrompere le ricerche.
Il dolore della sorella di Mirella Gregori: “Nessuna prova concreta che mia sorella fosse in vita”
Se le indagini si interrompono a più riprese, la sofferenza delle famiglie di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori non ha mai avuto fine. “Io non ho vissuto l’adolescenza come tutti gli altri. Mi sono trovata ad affrontare un simile problema a 17 anni, vicino ai miei genitori, perché gli altri sono tutti spariti”, ha raccontato in un’intervista a Repubblica Maria Antonietta Gregori. La donna ha dovuto ammettere che in tutti questi anni non c’è mai stata alcuna prova effettiva che Mirella fosse viva. Supposizioni, teoremi, piste e speranze. Ma nulla di concreto.
I continui depistaggi nelle ricerche
A complicare le indagini sono state sicuramente le false informazioni, una rete in cui spesso si sono trovati gli stessi familiari delle vittime, accesi da indizi che poi si sono rivelati false speranze.
Nell’intervista Maria Antonietta Gregori ripercorre i momenti salienti dopo la scomparsa della sorella, tra cui una telefonata ricevuta nel settembre del 1983, nel bar della famiglia. A rispondere fu il padre. Tra le tante chiamate, che si rivelavano solo scherzi o false piste, ne arrivò una diversa. Da parte di quello che venne chiamato l’amerikano. E da quel momento il telefono della famiglia Gregori venne messo sotto controllo. Al padre di Mirella l’uomo disse di prendere carta e penna. “Con lui – racconta Maria Antonietta – c’era il mio ragazzo di allora. Disse: scrivi queste cose e poi dillo ad Antonietta, lei capirà. Venne fatto l’elenco dei vestiti che indossava mia sorella”, prosegue, ”Io e mamma saltammo dritte. Speravamo che ci fosse un riscontro a tutto quello, ma non c’è stato. Pensavamo chiedessero soldi, anche se non li avevamo allora come non li abbiamo oggi, o altro, qualcosa in cambio, e invece niente”.
La riapertura dell’inchiesta, la salma di Emanuela a Castel Sant’Angelo
Solo poche settimane fa è stata riaperta per la terza volta l’inchiesta sul sequestro di Emanuela Orlandi, uno dei casi più torbidi nella storia italiana, che si arricchisce costantemente di false piste, depistaggi e coinvolgimenti, in primis col Vaticano.
A riaprire le indagini le dichiarazioni di un ex carabiniere che avrebbe affermato l’esatta collocazione della salma di Emanuela Orlandi, nascosta a Castel Sant’Angelo in una stanza di soli 20 mq. Motivo per cui il militare aveva messo già nero su bianco il dettaglio in una lettera indirizzata al Sostituto Procuratore Stefano Luciani, incaricato dalla Procura di Roma di riaprire il caso,
La collaborazione del Vaticano nelle indagini
La scomparsa di Emanuela quel 10 giugno del 1983 avvenne proprio in Vaticano, ma con l’insediamento di Papa Francesco si apre un margine di collaborazione tra lo Stato pontificio, le autorità e la famiglia della ragazza, che negli anni ha invocato più volte risposte tramite Pietro Orlandi. Fu proprio il Papa che pochi giorni dopo la sua elezione, incontrando il fratello di Emanuela, gli confessò per esempio che “Emanuela è in cielo”. Ma sulla collocazione della salma, qualora davvero fosse morta, si indaga ancora senza svolte.
Una sinergia che si evince anche tra il promotore di Giustizia del Vaticano, Alessandro Diddi, e la Procura della Repubblica di Roma. Proprio Diddi è stato intervistato da Tg Mattina Estate per chiarire alcuni punti di un giallo che appassiona e tiene con il fiato sospeso l’Italia intera ormai da troppi anni.
L’Appello del Papa sancisce la collaborazione nelle ricerche
Lo scorso 25 giugno il Papa ha espresso però durante l’Angelus positività sul corso delle indagini, riaperte per la terza volta in 40 anni. “In questi giorni ricorre il 40esimo anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi”, ha dichiarato il Pontefice, “Desidero approfittare di questa circostanza per esprimere ancora una volta la mia vicinanza ai familiari, soprattutto alla mamma, e assicurare la mia preghiera. Estendo il mio ricordo a tutte le famiglie che sentono il dolore di una persona cara scomparsa”.
Un appello accolto anche dai manifestanti a San Pietro che, arrivati con striscioni e bandiere, hanno urlato “Verità, verità” subito dopo aver ascoltato le parole di Francesco. Tra loro c’era anche l’avvocata Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi.