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Ministero di Giustizia colpito dagli hacker, ma sbagliano server: ecco cosa è successo

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Attacco hacker al ministero di Grazia e Giustizia: i pirati informatici prendono di mira un server test. Cosa è successo, le ultime news

Ancora un sito web finito nel mirino degli hacker. Stavolta a farne le spese è il ministero di Grazia e Giustizia. La vicenda è venuta a galla dal canale Telegram della cybergang KittenSec, che in mattinata ha inviato un file per dimostrare di aver sottratto i dati al ministero in questione. 

Nuovo attacco hacker ai siti istituzionali italiani, colpito quello del Ministero del Made in Italy

L’attacco hacker al ministero di Grazia e Giustizia 

Fatto immediatamente scattare l’allarme, gli agenti del Cnaipic della polizia postale si sono subito messi al lavoro per comprendere l’entità del danno subito. Gli accertamenti hanno fatto emergere che, almeno per il momento, gli hacker avrebbero sottratto appena 50 megabyte. Quest’ultime sono informazioni che è possibile rintracciare anche su internet che riguardano avvocati e, forse, dirigenti della polizia penitenziaria. In particolare, ad esser stato preso di mira dai pirati informatici un supporto usato per effettuare prove, un cosiddetto server test. Dunque, i dati sensibili sarebbero rimasti al sicuro. Sono comunque in corso gli accertamenti del Cnaipic per comprendere meglio le modalità dell’attacco e verificare se siano stati sottratti anche altri dati. Ipotesi, quest’ultima, che almeno per il momento sembrerebbe essere esclusa. 

I casi analoghi 

Non è purtroppo la prima volta che i siti istituzioni, con tanto di dati sensibili, vengono presi di mira dai pirati informatici. Ad esempio, nel scorso mese di maggio a finire nel mirino degli hacker il sito del Ministero del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso. In quella circostanza fu lo stesso ministero che con una nota comunicò come il portale fosse finito sotto l’attacco di pirati del web, i quali  avrebbero compromesso l’utilizzo del dominio ma non avrebbero sottratto nessun dato. Ma non solo. A finire nelle grinfie degli hacker appena 24 ore prima anche l’indirizzo web per le Carte d’Identità elettroniche (CIE), attacco poi rivendicato dal gruppo filorusso di “NoName”. 

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