I comitati per il diritto abitativo a Roma si sono mobilitati per chiedere maggiori tutele per i senza fissa dimora, nella Capitale come nel resto del Paese.
Mentre a Roma i cantieri prolificano per le strade e intervengono sulla viabilità urbana, nella città c’è ancora una questione insoluta. È quella su cui si battono da tempo i comitati civici che alla sostenibilità dei mezzi di trasporto antepongono la visione di una società in cui è garantito il diritto abitativo. Per questo motivo i Blocchi Precari Metropolitani e il Coordinamento Cittadino Lotta si sono espressi oggi occupando il cantiere della Metro C a Foro Traiano.
Una rivendicazione pubblica, nel cuore di Roma, a poca distanza dal centro della vita politica della città e del Paese, per chiedere che la residenza anagrafica sia accessibile per tutte le persone a livello locale, ribadendo la definitiva cancellazione dell’art. 5 del “Piano Casa” Renzi-Lupi non solo nella Capitale, ma a livello nazionale.
Roma, la capitale degli sfratti
Roma conta solo nell’Area metropolitana 23.420 persone senza tetto e senza fissa dimora, guadagnando il record di sfratti. Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma, a gennaio 2024 spiegava che nella Capitale si contano in media 18 sfratti al giorno, a fronte dei dati Istat 2022 che vedono un censimento di oltre 96.000 persone che subiscono le stesse sorti.
Roma diventa così “la capitale degli sfratti” ma anche il punto di partenza dell’occupazione fatta oggi dai Blocchi Precari Metropolitani e del Coordinamento Cittadino Lotta per la casa, che hanno scelto un cantiere nel Centro storico della città per riaccendere i riflettori sui “lavori insoluti” sui diritti della persona e su una vicenda che le istituzioni faticano ad affrontare di petto.
Il Sindaco Roberto Gualtieri, approvando la direttiva 1/2022 in deroga all’articolo 5 della legge Renzi/Lupi del 2014, ha ufficialmente riconosciuto che a Roma chi occupa uno stabile o un appartamento abbia diritto ad essere tutelato, potendo acquisire la residenza. Serve, secondo i comitati, “un percorso capace di garantire il diritto alla residenza nel luogo in cui si abita, un’accoglienza dignitosa e la garanzia di una libertà di movimento: tutti diritti oggi decisamente limitati, se non apertamente negati”.
I limiti del Decreto Renzi/Lupi: perché è stato occupato il cantiere della Metro C
Secondo i manifestanti, “lo strumento escogitato dal ministro Lupi e dal governo Renzi nel 2014 in questo decennio ha soltanto generato discriminazione e confusione. In primis, non ha consentito agli istituti di statistica e alle anagrafi di censire correttamente la popolazione, costretta ad essere invisibile o a dichiarare un indirizzo fittizio”.
Infatti, senza regolare iscrizione anagrafica nei registri del proprio Comune, vengono meno anche diritti primari della persona, come quello alla salute. “Chi è sprovvisto di regolare iscrizione anagrafica esperisce un ulteriore peggioramento delle proprie condizioni materiali” – spiegano in una nota congiunta i comitati – “dall’accesso alle esenzioni e alle facilitazioni economiche per persone singole e nuclei familiari, passando per il welfare locale (incluso medico di base e iscrizione alle scuole dell’infanzia) e arrivando alla impossibilità di poter rinnovare i permessi di soggiorno e ottenere la cittadinanza per mancanza di requisiti di comprovata residenzialità”.
Se Roma ha preso in carico, con la direttiva 1/2022, questa situazione, i comitati chiedono ora che le forze politiche di tutto il Paese collaborino abrogando l’art. 5 del Decreto Renzi/Lupi. “In mancanza di un deciso ripensamento, saranno sempre più in difficoltà le Prefetture e le amministrazioni locali chiamate a governare un fenomeno che costringe molti nuclei a dichiarare il falso pur di avere una residenza utilizzabile”. Una situazione che allo stato dell’arte può solo peggiorare, con ricadute sulla sicurezza pubblica. “In questo modo sarà sempre l’emergenza a prevalere, anche a danno di iniziative meritevoli come il Piano Strategico per l’Abitare del Comune di Roma, un piano che finalmente produce un tentativo di intervento strutturale sull’emergenza abitativa di questa città”, concludono i comitati.