Roma. L‘omicidio di Diabolik, Fabrizio Piscitelli, avvenuto nell’agosto del 2019 si arricchisce di ulteriori elementi. Secondo gli inquirenti sul delitto ‘aleggia la pesante impronta della famiglia Senese’ e – stando alle indagini della Squadra Mobile di Roma, coordinata dai Pm della direzione distrettuale antimafia – c’è un prima e un dopo l’assassinio di Piscitelli.
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L’omicidio di Fabrizio Piscitelli e l’escalation di violenza a Roma
In un certo senso, l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, è come se avesse rappresentato una sorta di spartiacque negli equilibri della malavita romana. In particolare, il prima era all’insegna di una certa quiete, ovvero pochi spargimenti di sangue nonché la suddivisione della città in zone di competenza per lo spaccio della droga. Il dopo, invece, emerge con prepotenza e violenza nei giorni, nei mesi e anche negli anni successivi al delitto ed è rappresentato da sequestri di persona, debitori torturati agguati e tentati omicidi. Come riportato dal Messaggero, il plateale assassinio di Diabolik – commesso il 7 agosto del 2019 ‘ha dato il via ad un susseguirsi di tentativi di uccisione’ tra il gruppo di narcotrafficanti guidato da Fabrizio Fabietti e quello rappresentato invece da Leandro Bennato, Giuseppe Molisso e Alessandro Capriotti. Erano quest’ultimi ad esser stati ritenuti, inizialmente, i tre presunti mandanti del delitto, commesso per l’accusa da Raul Esteban Calderon che adesso è a processo per omicidio. Ma la Procura di Roma, non avendo raccolto sufficienti indizi, ha poi chiesto l’archiviazione dello loro posizioni.
Il sodalizio spezzato
I forti legami affaristici legati al mondo della droga che univano quei ‘contententi’ prima della morte di Piscitelli, spiegano come la sua uccisione abbia determinato la fine di una sorta di alleanza o comunque di pacifica convivenza tra gli stessi, dando vita ad una guerra aperta senza quartiere che, seppure rallentata dalla varie operazioni messe in campo dalla forze dell’ordine, ha adesso ripreso vigore.
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