Si assenta durante il proprio turno al Pronto Soccorso dicendo ai colleghi di essere infortunata ma la realtà era ben diversa. La dottoressa, 54enne di Napoli ma residente a Bologna, non poteva uscire di casa in quanto sottoposta alla misura degli arresti domiciliari. È stata, infatti, arrestata ad inizio dicembre con l’accusa di corruzione, falso, furto, introduzione di un telefono in carcere, spaccio di medicinali e droga (hashish) nella casa circondariale.
Roma, si fingono drogati per non andare in carcere: scatta la maxi inchiesta
Le irregolarità della dottoressa
Ci troviamo a Merate, in provincia di Lecco. La donna è stata reclutata dall’ospedale tramite cooperative esterne per dare una mano ai colleghi. Da inizio mese, tuttavia, non si è più presentata sul posto di lavoro. La polizia penitenziaria di Ferrara, dove ha lavorato per 8 mesi, l’ha poi arrestata a seguito di alcune indagini circa il proprio operato all’interno del carcere. Ma c’è dell’altro. La dottoressa avrebbe anche chiesto un prestito di 200mila euro da versare sul conto di una società romana in quattro tranche da 50mila euro ciascuna.
La connivenza con i detenuti
I soldi dovevano servire per aiutare un giovane detenuto del carcere di Ferrara nel dimostrare di non poter stare in prigione. Gli avrebbe inoltre somministrato farmaci per provocarli malori e certificato che manifestava intenti suicidi. Ad altri detenuti avrebbe invece compilato richieste per trasferirli d’urgenza in ospedale ma senza una reale motivazione. Come anticipato, la dottoressa è anche accusata di aver introdotto nella casa circondariale un telefono cellulare e di aver provato ad introdurne persino un secondo. Tra i detenuti che la donna avrebbe aiutato ci sono anche un ex esponente di spicco della camorra che voleva evadere e dei collaboratori di giustizia.
Prima la droga e il carcere, adesso i piatti da chef: la rinascita di Paola