Stop anche al Gladiatore 2. Il sequel di Ridley Scott non fa eccezione. Si fermano dunque le riprese all’interno del Colosseo, dopo lo sciopero deciso dagli attori di Hollywood. E a cinque giorni dall’inizio, la situazione non sembra essere migliorata. Centinaia di comparse hanno improvvisamente dato forfeit, costringendo la troupe del Gladiatore 2 allo stop forzato.
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Sciopero attori, il Gladiatore 2 non fa eccezione: stop al sequel di Ridley Scott
Dopo 5 giorni di sciopero di decine di migliaia di attori hollywoodiani, non ci sono segni di avanzamento nel negoziato per ottenere migliori condizioni di lavoro. Al contrario, né gli attori né i rappresentanti degli studios, i loro datori di lavoro, mostrano segni di cedimento o l’intenzione di tornare al tavolo negoziale. Lunedì 17 luglio 2023, il sindacato degli attori Sag-Aftra aveva inviato ai suoi iscritti una nota di 12 pagine in cui espone le sue richieste e le controproposte degli studios. Le parti “rimangono distanti sulle questioni più critiche che riguardano la sopravvivenza stessa della nostra professione”, si legge nella nota. La controparte, l’Alliance of Motion Picture and Television Producers, ha risposto con una nota ai media sostenendo che il messaggio del sindacato “distorce deliberatamente” le offerte fatte. Lo sciopero degli attori è iniziato venerdì 15 luglio 2023, in seguito al mancato raggiungimento di un nuovo contratto con gli studios.
Perché gli attori hollywoodiani stanno scioperando
Con la loro azione, gli attori di Hollywood hanno affiancato 11,500 sceneggiatori in sciopero da oltre 2 mesi e mezzo. Neanche loro hanno ripreso le trattative dalla rottura dello scorso maggio. Nella nota della SAG-AFTRA, si legge che le due parti sono rimaste distanti su diverse questioni chiave, tra cui i compensi, le protezioni contro l’intelligenza artificiale e i costi per l’assistenza sanitaria e le pensioni. I rappresentanti degli attori hanno chiesto un aumento salariale dell’11% nel primo anno del nuovo contratto; gli studios, secondo i sindacati, hanno risposto con un’offerta del 5%. Ma secondo i “datori di lavoro”, fra i quali ci sono Paramount, Universal, Disney ma anche Netflix, Amazon e Apple, la nota che il sindacato ha rivolto ai suoi iscritti “non include le proposte offerte verbalmente” durante le trattative. In realtà, pare che il suo pacchetto complessivo valeva più di un miliardo di dollari in aumenti salariali, miglioramenti sui diritti residuali (un tipo di royalty) e contributi per l’assistenza sanitaria.