Oggi pomeriggio nella chiesa di Santa Maria Ausilatrice nel quartiere Tuscolano a Roma in tanti sono accorsi per dare l’ultimo saluto a Martina Scialdone, l’avvocatessa di soli 35 anni uccisa a sangue freddo con un unico colpo di pistola esploso a 40 centimetri di distanza dal suo ex fidanzato.
La canzone ‘Ovunque tu sarai’ per l’ultimo saluto a Martina
Il rito funebre è stato celebrato alle 15 e 30 di oggi, 24 gennaio. E sono accorsi in tanti, non solo familiari e amici. Probabilmente un po’ tutti si sono sentiti di dare testimonianza del loro dolore per un altro, atroce femminicidio che ha avuto come vittima una donna di soli 35 anni, ‘colpevole’ di voler chiudere definitivamente una storia d’amore che non andava.
Stretti in un dolore composto i presenti hanno dato inizio alla cerimonia sulle note della canzone di Irama ‘Ovunque tu sarai’. Una tragedia, quella dell’omicidio di Martina che ha lasciato sgomenti non solo chi la conosceva bene e aveva imparato ad amarla per ‘il suo carattere solare e la sua determinazione’. In tanti l’hanno descritta come una donna e un avvocato brillante e in tanti le hanno voluto bene e ancora oggi a distanza di undici giorni si chiedono come è stato possibile…
Ancora tante domande
Come si può morire a 35 anni per mano dell’uomo che hai amato? Come è possibile che un incontro che doveva solo chiarire la fine di una relazione sentimentale possa aver avuto questo tragico epilogo? Martina la sera del 13 gennaio scorso aveva incontrato il suo ex, il 61enne Costantino Buonaiuti, solo per dirgli ancora una volta addio e ribadire che la loro storia era finita. Invece quella maledetta sera fuori al Brando a Tuscolano, Martina è stata uccisa con un colpo di pistola in petto.
La 35enne è stata uccisa perchè non voleva più stare con l’uomo
Martina è stata uccisa perché non voleva più tornare con Costantino Bonaiuti, l’uomo con cui aveva avuto una travagliata storia, resa complicata anche per l’enorme differenza di età. 35 anni lei, quasi 61 lui. Ma i problemi erano anche altri. Erano in tanti a consigliarle di troncare. E Martina lo aveva fatto, solo che lui non si era mai rassegnato.
Venerdì 13 gennaio si erano rivisti per parlare, per chiarire. Ma la cena al ristorante Brado non era andata come previsto. Era subito nata una discussione. I toni si erano alzati, fino a quando la coppia era dovuta uscire dal locale. E lì fuori si è consumata la tragedia. Con Martina che, incredula, avrebbe detto al suo assassino: “Mi hai sparato davvero?”.
Il racconto dell’assassino
Il colpo, secondo le perizie, è partito da una distanza di 40 centimetri. Adesso l’assassino si dice disperato perché non era sua intenzione uccidere. “Mi volevo suicidare” avrebbe detto al suo legale, l’avvocato Taglialatela. E l’avvocato, sulla base delle dichiarazioni del suo cliente, ha deciso di presentare ricorso al Tribunale della Libertà per chiedere la scarcerazione di Bonaiuti, o comunque una pena meno afflittiva. Secondo l’avvocato Taglialatela non c’è mai stata l’intenzione di uccidere. Bonaiuti no ha non ci sarebbe stata la premeditazione insomma, perché “se il Bonaiuti avesse veramente voluto cagionare la morte della povera vittima, avrebbe potuto farlo lontano da occhi indiscreti. Voleva – ha scritto l’avvocato nel ricorso indirizzato al Tribunale del Riesame – inscenare una macabra commedia, avente un canovaccio ben preciso, fingere un tentativo di suicidio per impietosire la persona amata e ricondurla a sé”.
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