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‘Fino all’ultima goccia’, il nuovo racconto di Nicola Genovese

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Eccoci nuovamente all’appuntamento settimanale con i racconti di Nicola Genovese, autore del romanzo “Il figlio del prete e della zammara”. 

Stavolta il racconto ci porta oltreoceano, negli Stati Uniti, in un’atmosfera lontana dalla vita frenetica a cui siamo abituati. Ritmi lenti, rilassati, dove i rituali non sono di certo da cercare negli schermi di un cellulare, ma negli occhi della persona amata.

Tom era un anziano benzinaio di una vecchia pompa di benzina a colonna.

Aspettava gli ultimi clienti per esaurire il carburante che era rimasto nei serbatoi del suo distributore.

Se ne stava seduto fuori, su una vecchia sedia accanto alla sua pompa. Guardava lontano!

Ricordava i primi tempi che era arrivato in quella piccola città, Centralia –Pennsylvania.

Era divenuta famosa per le ricche miniere di antracite. Ben presto si era popolata di minatori che spesso si fermavano a fare rifornimento da Tom, l’unico impianto di carburanti in tutta la zona.

Si era fatto apprezzare per la sua gentilezza e per la sua professionalità.

In passato aveva fatto il meccanico, esperienza che aveva messo a disposizione dei suoi clienti.

Molti erano diventati amici e nelle ore libere si fermavano a prendere una birra insieme.

Era sempre disponibile a prestare aiuto in caso di guasti alle auto.

Spesso nelle ore di chiusura arrivavano i clienti che lui aveva battezzato “ i distratti”.

Erano sempre i soliti.

Quelli che all’ultimo momento si erano accorti di essere in riserva.

Anche se era a tavola, si alzava ed erogava il carburante.

La moglie Annie era una donna mite e paziente. L’aveva incontrata nella locale Chiesa.

Faceva parte del coro e aveva una bellissima voce. Tom era sempre in prima fila ad ascoltarla quando cantava. Seguiva più lei che il rito religioso.

Dopo alcuni mesi si decise a confessarle il suo amore.

Anche lei era stata attratta dal giovane benzinaio che non aveva grilli per la testa.

Pensava solamente a lavorare e a formarsi una famiglia.

Ben presto si sposarono e andarono a vivere nella casetta posta alle spalle della stazione di servizio.

Tom non si risparmiava sul lavoro e Annie tutti i giorni si disperava per farlo venire a pranzo o a cena.

Spesso si affacciava dalla finestra che dava su un lato del piazzale per richiamarlo in casa.

Lui rispondeva: “Arrivo subito!”, seguito da un gran sorriso.

Erano soli. Non avevano avuto figli.

Era solito dire agli amici: “Ho due amori che mi stanno sempre vicini: mia moglie e la pompa di benzina”.

Per una strana coincidenza spesso la moglie indossava vestiti rossi, dello stesso colore della pompa.

La loro vita era semplice, scandita da appuntamenti ben precisi: il coro, la S. Messa della Domenica e il cinema nel locale della Parrocchia.

Purtroppo, dopo un disastroso incendio alle miniere, la popolazione aveva abbandonato la città.

Quelli rimasti si contavano su due mani.

Tom voleva esaurire il carburante rimasto fino all’ultima goccia.

Dopo, i serbatoi sarebbero stati bonificati e tutta la struttura demolita.

Passarono alcuni mesi prima che tutte le operazioni fossero completate.

Fece smontare la colonnina, l’imballò con cura, pronta per essere traslocata in una villetta che aveva comprato nella Contea di Columbia, nello stesso Stato della Pennsylvania.

Poteva così godersi il resto della sua vita dopo i tanti sacrifici affrontati giorno dopo giorno.

Freddo o caldo, neve o pioggia, era sempre presente accanto alla sua pompa per fare il rifornimento ai suoi clienti.

La moglie fu contenta di lasciare quel posto. Avrebbe così avuto sempre vicino il marito tutto per sé.

Non sarebbe più stato esposto a tutte le intemperie e ai pericoli. Spesso bande di teppisti prelevavano il carburante senza pagare.

Altre volte gli rubavano l’incasso del giorno sotto minaccia delle armi.

Arrivò così il giorno del trasloco. La ditta incaricata sistemò tutto il mobilio su un camion e per caricò per ultima la pompa rossa. Tom aveva voluto portarla con sé.

La fece installare in un angolo del giardino, vicino a un albero di ciliegio.

Accanto alla pompa aveva sistemato un tavolino e due sedie di vimini.

I due coniugi erano felici di stare finalmente insieme e di trascorrere le ore e i giorni che la vita gli riservava. Lei accudiva la casa cantando con la sua bellissima voce. Lui si dedicava al giardino.

Tutte le sere verso il tramonto, come in un rituale, la moglie – vestita di rosso – serviva il tè.

Si sedeva accanto al marito e, mentre lo prendevano, i loro sguardi s’incrociavano pieni di amore e di speranze.

Nicola Genovese

Il romanzo di Nicola Genovese “Il figlio del prete e la zammara” è reperibile su Ibs libri, oppure richiedendolo direttamente all’editore Aulino Tel.3284793977 oppure via e-mail:info@Aulinoeditore.it

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