Dovevano pagare, non potevano ribellarsi e chiedere aiuto. Loro avevano un solo ‘compito’: abbassare la testa, incassare quelle continue minacce e sborsare i soldi richiesti. Un vero e proprio incubo vissuto da un 36enne residente nella provincia di Frosinone e dalla sua famiglia: se solo osavano dire di no, via con le minacce, anche tramite l’utilizzo di armi. Tutto pur di spaventare e riuscire nell’intento.
Un incubo al quale i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, coadiuvati dai militari della Compagna di Piazza Dante, nella tarda serata di ieri sera sono riusciti a mettere la parola fine: dopo una lunga indagini, infatti, è stata data esecuzione a un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, a carico del pregiudicato Salvatori Daniele, classe 1977. Lui residente a Roma, nel quartiere Cinecittà, è gravemente indiziato di essere responsabile di estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso (Artt. 110, 629 co. 2, in relazione all’art. 628 co. 1 e 3-quinquies c.p. e 416 bis 1,).
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Le continue richieste di soldi e le minacce di morte
Grazie alle indagini i Carabinieri hanno avuto modo di ricostruire tutto. Salvatori, insieme ad altri soggetti, attraverso minacce di morte, perpetrate con l’uso di armi e reiterate nel tempo, pare abbia costretto anche la madre e il fratello della vittima a ‘sborsare’ circa 350.000 euro, al fine di estinguere debiti, contratti a seguito dell’acquisto di sostanze stupefacenti. Quelle somme di denaro venivano elargite in contanti, ma anche sotto forma di bonifici a favore di soggetti inseriti nella cerchia relazionale del pregiudicato, tra i quali alcuni suoi parenti. Tutto, insomma, doveva restare in famiglia.
L’arresto, chi è Daniele Salvatori
Daniele Salvatori, che vive a Cinecittà, è un uomo noto alle forze dell’ordine. Il 3 ottobre del 2022, infatti, era già stato arrestato, in flagranza di reato, dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino, in provincia di Frosinone: in quel caso era stato sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime. Con tanto di arma clandestina.
Ora tutto è nelle mani della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, che dovrà richiedere al Tribunale la relativa conferma del fermo.