Roma. In queste settimane, com’è noto, la Capitale si trova ad affrontare l’ennesima emergenza rifiuti. Ora, i vertici di Ama – municipalizzata che si occupa della gestione capitolina dei rifiuti – richiama le ditte private incaricate di ritirare i rifiuti presenti in “bella mostra” davanti a ristoranti, bar, negozi e supermercati. Sono tante le zone della città dove i bidoncini dell’immondizia sono svuotati lentamente, oppure, non vengono proprio ripuliti. Il risultato? I ritardi si affiancano agli esercenti che gettano la loro spazzatura nei cassonetti destinati alla famiglie o per strada. Un pericoloso effetto domino i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti. Infatti, le conseguenze – come si può ben immaginare e come, peraltro, abbiamo documentato diverse volte anche in altri articoli – sono tangibili e certamente non rappresentano il migliore dei biglietti da visita per la città.
Sabrina Ferilli sull’emergenza rifiuti a Roma: ‘Uno spazzino volontario mi salva dal rischio di morsi di animali’
L’emergenza rifiuti e i primi richiami (con multe annesse)
Come dicevamo, un pericoloso e maleodorante effetto domino quello che si verifica lungo le strade della Capitale ed ora, il neo direttore generale di Ama ha aperto un monitoraggio per controllare che cosa non va in questa filiera. Da qui la decisione di inviare lettere di richiamo, nonché le prime sanzioni alle aziende in appalto. Misure che, tuttavia, in questa fase, risultano blande in quanto soltanto le ditte recidive rischiano di vedersi decurtata una consistente parte di compensi oppure, revocato l’affidamento dell’appalto. Uno dei nodi centrali della questione è rappresentato dal rallentamento del servizio di raccolta. Infatti, a quattro mesi dall’addio del nuovo appalto delle utenze non domestiche, Und, gli obiettivi che hanno spinto Ama ad impegnare oltre 235 milioni di euro per i prossimi tre anni sono lontani.
Gli obiettivi
Più giri di raccolta al giorno, che nelle zone della movida dovrebbero salire anche a tre turni, un maggior numero di camioncini e di netturbini a lavoro, un monitoraggio costante sulle quantità di rifiuti ritirati così da indicare quelle utente che non rispettano il calendario di raccolta. Queste le direttive che dovrebbero venire osservate, prendere gradualmente piede, così da garantire alla cittadinanza un servizio capillare ed efficace. Tuttavia, il condizionale rimane d’obbligo in quanto, ad oggi almeno, la realtà è decisamente diversa e i maleodoranti sacchetti restano in strada.