Di chi è? Qualcuno lo ha perso? Quante volte, scrollando la pagina del nostro profilo Facebook ci siamo imbattuti in post che riproducono la foto di uno o più cani vaganti appena recuperati dal passante di turno! Sono centinaia ogni giorno sul territorio di Roma e provincia, gli esemplari di animali domestici segnalati dagli stessi cittadini e dalle associazioni alla Polizia Municipale o alle Guardie Zoofile.
Due cani su tre sono sprovvisti di microchip. E non sono sterilizzati. Per molti di loro – nel migliore dei casi – il destino è legato alla buona volontà di chi li incrocia sul proprio cammino. E si preoccupa di rintracciarne il proprietario attraverso i social. Proprietario che, nella stragrande maggioranza dei casi, se la cava senza pagare nemmeno la sanzione minima prevista dalla legge.
Questo malcostume unito al fenomeno del randagismo – un vero e proprio bubbone, difficile da estirpare nella Capitale – ha spesso pesanti conseguenze non solo per gli animali che rischiano di essere investiti o di diventare un numero dentro una gabbia di un freddo canile, ma per l’intera comunità. Non tutti sono contenti di trovarsi di fronte a un molosso o ad un pastore tedesco lasciato sciolto. Probabilmente nessuno si ritiene soddisfatto per aver travolto suo malgrado un animale con la sua auto. Ci può scappare il ferito. Se non addirittura il morto.
Poi c’è il problema tutt’altro che secondario dei cani da gregge, maremmani e abruzzesi soprattutto o, quel che è peggio, entrambe le razze ibridate con i lupi. Tutto questo, a causa delle mancate sterilizzazioni da parte di pastori e contadini, provoca sull’equilibrio dell’ecosistema danni inquantificabili. Nello scontro con un cinghiale, questi meticci, resi più piccoli dagli incroci, hanno sempre la peggio. Ognuno tragga le sue conclusioni, anche alla luce di quello che accade ogni giorno a Roma.
Trasmissione in diretta sugli animali
“E’ ora di dire basta ai cani di proprietà vaganti che si trasformano in cani randagi e che finiscono in canile senza microchip, con scarse possibilità di essere tracciati e/o adottati”, dichiara senza mezzi termini Antonello Livi, Vice Coordinatore Provinciale delle Guardie kronos e Presidente della Sezione valle dell’Aniene. E annuncia una iniziativa senza precedenti. Una trasmissione in diretta attraverso un nuovo canale streaming che inizierà a febbraio.
“In questa sede tratteremo i temi riguardanti proprio le difficoltà che comportano tutti questi aspetti legati alla mancanza di regole nella gestione e detenzione dei cani di proprietà, a cominciare dai maltrattamenti – spiega Livi – Daremo spazio alla pubblicazione di video di interventi che mostrano cosa c’è dietro il lavoro delle Guardie Zoofile, quindi faremo vedere concretamente il lavoro che si fa nei vari territori e soprattutto poi andremo a specificare di volta in volta quali sono le normative in materia. E intendiamo farlo coinvolgendo anche le autorità preposte come i Carabinieri Forestali, la Polizia Locale e le Asl, il cui ruolo è fondamentale per il buon esito delle operazioni.
Regolamento: a Roma è fermo a 10 anni fa
“Credo che da quest’anno in poi non se la caverà facilmente chi non rispetta le normative”, ammonisce Antonello Livi che si dichiara stanco di combattere contro i mulini a vento. “Chi prende un cane se ne assume la responsabilità in toto ed è obbligato per legge a microchipparlo”. E cita l’esempio di Genazzano dove l’assessore all’ambiente Agnese Cefaro ha fatto approvare un Regolamento sulla Tutela e il Benessere degli Animali che prevede tra l’altro la possibilità di punire con sanzioni severissime chi tiene un cane più di sei ore in balcone. “A Roma il Regolamento è fermo a dieci anni fa”, denuncia Livi. “Cosa si aspetta a rimetterci mano?”
“Catena legata al collo uguale sanzione amministrativa – prosegue – E sono 900 euro. Basta! È necessario inasprire le sanzioni, modificare le leggi a favore della parte più debole. I due anni di carcere previsti per il maltrattamento di un animale da affezione sono insufficienti. E l’autore del misfatto, tra sconti e patteggiamenti, finisce per uscirne indenne”.
È molto determinato e vuol farsi promotore, il Presidente della Sezione valle dell’Aniene, di un netto inasprimento delle pene, passando dagli attuali due anni di detenzione a cinque anni, affinché la piccola vittima di turno abbia giustizia. E non gli venga negata la speranza di trovare una famiglia e un focolare degni di questo nome, invece che tornare nelle mani del suo aguzzino. Come purtroppo oggi ancora accade.