L’iniziale costo ammontava a 121 milioni di euro ma ora è letteralmente raddoppiato. Stiamo facendo riferimento ai costi relativi alla bonifica della discarica di Malagrotta. Il progetto era stato approvato ma poi è stato ignorato scegliendo infine quelle più costoso. L’intervento, inoltre, doveva essere effettuato con il denaro di Manlio Cerroni e invece sarà effettuato con i fondi governativi. In merito, ha espresso le proprie perplessità anche l’ingegnere Francesco Rando con un’articolata nota inviata al Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca.
La bonifica (mai effettuata) della discarica di Malagrotta
La discarica di Malagrotta per 40 anni ha inglobato i rifiuti della Capitale. Chiusa nel 2013 dall’allora sindaco Ignazio Marino, ad oggi ancora non è stata messa in sicurezza e dunque, continua a rappresentare un pericolo per l’ambiente. Ora, l’Italia rischia anche delle sanzioni da parte dell’Europa. Della sua bonifica si è tornati a parlare a fine del mese di marzo, quando il Governo ha messo a disposizione per l’intervento 250 milioni di euro, a seguito della visita del primo cittadino Roberto Gualtieri, eal presidente Rocca e dal commissario europeo Virginijus Sinkevicius, da Giuseppe Vadalà (commissario governativo per la bonifica delle discariche) e dall’assessore regionale Fabrizio Ghera. Ora, come anticipato Rando – ex amministrato della società di Cerroni che gestiva la discarica – ha scritto al governatore della Regione.
La vicenda e la nota di Rando a Francesco Rocca
Nella sua articolata nota Rando ha specificato che il 30 maggio del 2007 la sua società aveva presentato alla Regione un progetto per la copertura del sito, il cosiddetto capping. Inizialmente si voleva realizzare un parco naturale con oltre 340 piante per poi passare invece al progetto della “Città del Sole”. Presentato nel 2015 un nuovo progetto alla Regione che prevedeva una spesa di 121 milioni. Approvato tre anni dopo, l’accordo sembrava, finalmente, esser stato raggiunto ma non è andata così. Nel 2018 la discarica è stata sequestrata e affidata a un amministratore giudiziario che si è rivolto ad un’altra ditta la quale ha messo a punto un piano di lavori di 257 milioni, ovvero più del doppio di quelli programmati da Cerroni.
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