Era un personaggio caratteristico, una persona familiare che in pochi non conoscevano. Mustapha, anzi Mustafa, come lo chiamavano in zona, 38enne originario del Marocco che viveva per le strade di Torpignattara è morto qualche giorno fa, il 19 dicembre. Tutto il quartiere è in lacrime, in uno dei punti in cui rimaneva sempre a dormire. Gli abitanti hanno creato un piccolo altarino dove stanno lasciando decine di biglietti: “Ci mancherai”.
Una vita per le strada di Torpignattara
Mustafa ha vissuto molti anni per le strade di Torpignattara e sembrava innamorato del suo quartiere. Infatti, dopo due tentativi di rimpatrio, era tornato proprio nelle strade a lui familiari. La prima volta era stato portato a Torino, in un centro di permanenza per i rimpatri, un’altra volta in provincia di Potenza, al centro di accoglienza palazzo San Gervasio. Dopo poco si è allontanato da entrambi i luoghi per tornare nella sua amata Torpignattara.
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Il dolore del quartiere
Il quartiere lo ricorda con grande affetto. Su un lato del marciapiede dove era solito sostare spuntano decine di bigliettini per ricordarlo: “Ci mancherai tanto, eri un amico”, “Riposa in pace, ovunque tu sia”. Anche sui social i commenti che lo ricordano sono commoventi: “Che tristezza per lui e per quelli come lui che per scelta o per obbligo vivono questa disperata condizione. E noi? Pensiamo al Natale andando a comprare l’inutile e se ci chiedono una coperta? abbiamo difficoltà economiche. Che cosa è il Natale se non è prima nei nostri cuori?”, scrive un abitante del quartiere. “Auguri fratello, fin lassù. Fai il bravo e non far arrabbiare nessuno”, scrive un’altra donna di Torpignattara.
Alcune polemiche
Mustafa, colpito da un infarto in via della Maranella, ha lasciato tanti bei ricordi, ma non solo. Ovviamente non sono mancate le polemiche nei confronti di Mustapha, dopo alcuni episodi che lo avevano visto protagonista negli anni scorsi. Talvolta ubriaco, molestava le ragazze che passavano oppure urlava in strada e qualcuno si impauriva. Per questo motivo, alcune persone del quartiere lo avevano denunciato e ne avevano chiesto l’allontanamento. Nonostante i tentativi, però, Mustafa è sempre tornato a Torpignattara, con il grande affetto della maggior parte degli abitanti del quartiere, che lo aiutavano regalandogli cibo, vestiti e soldi.
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L’addio del comitato di quartiere
Quasi tutti gli volevano bene, ecco il commiato del comitato di quartiere di Roma: “Da sempre su di te si è detto tutto e il contrario di tutto, anche adesso che sta circolando la notizia della tua morte. Hai riempito le nostre strade con la tua presenza e la tua voce, impossibile da ignorare. Hai diviso la cittadinanza come pochi, tra chi ti voleva comunque bene e chi ti additava come il grande problema di Tor Pignattara, chi aveva paura e chi ha saputo avvicinarti e conoscerti. Resta il dispiacere che il “sistema” delle istituzioni a nessun livello, locale e nazionale, abbia saputo fare di più, e che persone come te e situazioni come la tua siano destinate a rimanere così, in un limbo, in cui nessuno sembra capace di intervenire se non in modo estemporaneo, lasciando i problemi a macerarsi e le paure a gonfiarsi, mettendoci una pezza dopo l’altra, finché non interviene il destino”.
“Anche se era un po’ fastidioso mi spiace che sia morto”, commenta Calogero. “Quando muore una persona dispiace sempre ormai era diventato un simbolo a Torpignattara”, aggiunge Rosa. Ma c’è anche chi sottolinea: “Dispiace ammetterlo, era molto molesto e aggressivo e ultimamente molto di più”. Ma Luca insiste a difenderlo. “Dispiace ancor di più, perché nessuna istituzione è stata in grado di aiutarlo, né i servizi sociali né le comunità di recupero né chiunque avrebbe potuto fare qualcosa, e si è lavato la coscienza lasciandogli una libertà di cui non poteva godere”.
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