Quanto ti piaccio da 1 a 10? Ve le ricordate le domande così, dal tono adolescenziale, sui bigliettini a scuola, tra compagni e piccoli fidanzatini, con tanto di caselle vuote e quelle ‘X’ da mettere? Bene, scordatevele. Perché le domande di cui ora stiamo parlando hanno tutto un altro tono e lo ‘sfondo’ non è più quello di un istituto scolastico. E da ridere adesso c’è veramente poco.
Lo sanno bene alcuni cittadini di Nettuno, quelli che hanno in famiglia dei bimbi con disabilità, quelli che hanno dovuto rispondere a una serie di domande, che di umano avevano ben poco. Domande come: ‘Da zero a quattro quanto ti vergogni del tuo familiare? Quanto risentimento provi nei suoi confronti? E ancora: ‘Quanto non ti senti a tuo agio quanto hai amici in casa?’. Un questionario choc che ha indignato e che, come si può immaginare, si è portato dietro le polemiche e ha aperto una discussione. Tra chi ha dovuto trovarsi di fronte quel foglio per usufruire dei fondi messi a disposizione dalla Regione Lazio e chi, come il Comune, ora si difende.
Il Comune di Nettuno si difende: ecco cosa ha detto sul questionario choc
Il Comune di Nettuno si difende e ha spiegato, in una nota, che il questionario “Caregiver Burden Inventory (CBI)”, inserito nelle linee guida regionali ed utilizzato da altri Comuni della regione nonché in altre regioni d’Italia, è stato recepito dal distretto socio sanitario territoriale prima di essere sottoposto alle famiglie. Si tratta, spiegano, di uno strumento scientifico indicato dal punto 8.d della Delibera di Giunta Regionale n. 341 dell’8 giugno 2021 e consiste in una modalità di autovalutazione (percezione soggettiva dello stress), semplice ma efficace, riferita a cinque differenti aspetti della condizione di caregiver familiare: carico oggettivo, psicologico, fisico, sociale ed emotivo (percezione soggettiva). L’obiettivo sarebbe quello di individuare idonee misure di sostegno per le famiglie interessate. Eppure, di idoneo per molti, in quei quesiti, c’era ben poco.
In ogni caso, il Comune ha deciso di sospendere la somministrazione del questionario per approfondire la situazione con il competente Dipartimento della Regione Lazio.
Le stesse domande anche a Roma
Quello di Nettuno non sembrerebbe essere, infatti, un caso isolato. Anche a Roma, poche settimane fa, alcune famiglie hanno dovuto rispondere alle stesse domande, che hanno ‘scatenato’ lo stesso sdegno.