Sul caso della “talpa al Tribunale di Roma”, le dinamiche prendono sempre più i contorni di una spy story con protagonista la giovane avvocatessa Camilla Marianera. Nella perfetta dimensione dello spionaggio, i dati sulle intercettazioni o le indagini della Procura venivano criptate, attraverso parole chiave o particolari linguaggi, che al momento sembrano conoscere solo la stessa legale e la sua fonte segretissima.
Il linguaggio segreto della “talpa del Tribunale di Roma”
Camilla Marianera era il vertice di un sistema di spionaggio, oppure la pedina in mano a qualcuno intenzionato a intralciare le indagini della Procura? Vedendo i contorni che sta prendendo il caso, tutto virerebbe sulla seconda ipotesi. Secondo le indagini dei pm Giulia Guccione e Francesco Cascini, l’avvocatessa aveva delle precise regole da tenere per ottenere le informazioni riservatissime del Tribunale di Roma.
Con la sua fonte, poteva vedersi massimo ogni tre mesi. Gli incontri venivano concordati con messaggi in codice, come tre squilli consecutivi al telefonino da un numero anonimo. Inoltre, la stessa legale all’incontro doveva portare una lista con tutte le richieste dei clienti, proprio per evitare molteplici incontri che potevano diventare abituale e soprattutto insospettire le Forze dell’Ordine, che comunque già intercettavano la donna.
Le accortezze della talpa
La talpa sapeva dove guardavano le Forze dell’Ordine, muovendosi, all’interno del proprio business, con una destrezza tale da non lasciare nessuna traccia. Tanti gli accorgimenti fatti in questo senso, in scenari degni di 007. Tra queste, la modalità di pagamento: sempre pagamenti in cash tra i 200 e i 700 euro, per non lasciare nessuna traccia bancaria o far insospettire eventuali personalità che li intercettavano.
Il capolavoro poi sta nell’identità, cui forse nemmeno chi consultava la talpa realmente lo conosceva. In un’intercettazione dell’avvocatessa Camilla Marianera, si parla di un amico avvocato di nome “Roberto” in forza al Tribunale di Roma, che però sembrerebbe un nome di fantasia o l’identità fittizia cui si rivendicherebbe l’uomo.