Immaginate di portare in grembo vostro figlio per nove lunghi mesi. Di sentire i primi calci, i primi movimenti, di metterlo finalmente al mondo. E poi di non vederlo, neppure per un istante, perché qualcuno decide per voi, decide che deve portarlo via. Una storia assurda, a tratti surreale, ma purtroppo vera. E la realtà non racconta un lieto fine. Protagonista una donna ungherese, Maria V., che nel lontano 1979 ha partorito suo figlio a Roma, forse al Policlinico Gemelli (lei nell’appello parla di un ospedale in via della Pineta Sacchetti). Quello che lei doveva crescere, coccolare, accudire. Quello che le è stato portato via, come ha spiegato, con l’inganno: non l’ha visto, ha firmato delle carte, non conosceva bene l’italiano. Ma forse è bastata quella firma, messa nera su bianco, a decretare il suo futuro: non poteva essere chiamata mamma, non poteva crescere il suo bambino, che lei avrebbe voluto chiamare Carlo e che è nato il 25 giugno del 1979.
Le portano via il figlio dall’ospedale di Roma, ora lo cerca
“Vorrei un aiuto. Cerco mio figlio, che alla nascita è stato portato via con l’inganno” – inizia così il lungo post sui social, pubblicato sulla pagina Ti Cerco. Appelli di persone che cercano le loro origini e i propri cari. A scrivere una donna ungherese, che è arrivata in Italia con il nome di sua sorella, K. S., per il visto. Ed è proprio in Italia che, a quanto pare, ha conosciuto un uomo, il padre di suo figlio. “Tante promesse, poi sono rimasta incinta, lui non voleva il bambino. Io si, però ero sola in ospedale quando è nato. Non parlavo bene l’italiano, non lo capivo, mi hanno fatto firmare dei fogli. Mi hanno dimessa, ma nessuno mi ha ridato il mio bambino. Chiedevo disperata, ma nulla, non mi ascoltavano” – prosegue la donna.
Ora è malata, vuole riabbracciarlo
Una storia terribile, un figlio strappato a una mamma. “Ho sofferto per anni, tanto dolore. Ho cercato un lavoro, con l’aiuto del Comune ho ottenuto una casa. Ho lavorato onestamente, ho fatto di tutto per mantenermi. Ora sono anziana, vivo con una pensione sociale” – ha spiegato la donna. E al dramma, quello di non aver mai conosciuto il suo bambino, se ne aggiunge un altro: la donna è malata e prima di morire vorrebbe rivedere suo figlio. “Mi piacerebbe incontrarlo, vorrei raccontargli tutta la verità. Lo deve sapere anche lui perché non è cresciuto con me”. La donna sta chiedendo aiuto a tutti e immediatamente la macchina della solidarietà si è messa in moto, con migliaia di condivisioni da ogni parte d’Italia. Da Nord a Sud. Lei non sa dove si trovi suo figlio, come sta, che vita ha condotto. Ma sa che è nel suo cuore, anche se non ha avuto modo di crescerlo, di guardarlo camminare per la prima volta, di innamorarsi, magari di realizzarsi.
Chiunque abbia informazioni, si rivede in queste poche parole e sa di essere nato a Roma proprio quel giorno e di avere una storia simile (se qualcuno ve l’ha mai raccontata) può contattare la pagina Ti cerco. Appelli di persone che cercano le loro origini e i propri cari.