Il collettivo Militant, di estrema sinistra, ha attaccato in giro per Roma dei manifesti contro l’attuale situazione di guerra in Ucraina. All’interno dei vari cartelloni, presenti in varie aree del Centro Storico capitolino, sono raffigurati i leader politici di questo Paese: si comincia con il premier Giorgia Meloni, per passa al ministro Matteo Salvini, Enrico Letta e Carlo Calenda. Tutti e quattro, secondo il movimento di estrema sinistra, foraggerebbero le tensioni tra Russia e l’Ucraina nell’Est Europa.
I manifesta “no war” in giro per Roma
Il collettivo Militant ha preso d’assalto le strade adiacenti a ministeri o luoghi dove si sviluppa la politica italiana. Tra le strade interessate, corso Rinascimento, corso Vittorio Emanuele e le stradine nei pressi di piazza Colonna. All’interno dei manifesti, si vedrebbe la faccia dei leader politici, dove sorge il titolo “Scemo\Scema de guerra”, a far capire la netta contrarietà a tutte quelle linee politiche che contribuiscono a intensificare le ostilità tra lo stato russo e quello ucraino.
Ma non solo. Ogni leader, all’interno del manifesto, indossa una divisa mimetica, con lo stemma della Nato e accanto l’hashtag “#WeAreNato #StrongerTogether #eFP”. Le affissioni in giro per la Capitale d’Italia, sono solo un antipasto alla grande manifestazione pacifista del 3 dicembre 2022, dove si metterà in scena un corteo per la pace in Ucraina. I militanti del collettivo antagonista, avrebbero effettuato l’affissione questa notta, ovvero tra il 28 e 29 dicembre.
La rivendicazione del Collettivo Militant
Tra i temi trattati nel corteo, ci sarà anche la contrarietà al carovita e la conduzione del Governo da parte di Giorgia Meloni. Questo sabato, ovvero il 3 dicembre, la manifestazione partirà da piazza della Repubblica. Militant, in merito ai manifesti, rivendica: “Il governo Meloni si appresta a mettere il pilota automatico della guerra almeno fino alla fine del 2023 in perfetta continuità con il governo Draghi e tutte le forze politiche che lo hanno sostenuto, anche quelle che oggi sono all’opposizione e cercano di ricostruirsi una verginità ‘pacifista”.
Conclude il collettivo, guardando alla situazione dell’economia italiana: “Così – aggiungono – mentre sulle popolazioni dell’Ucraina e del Donbas vengono scaricate le bombe russe e quelle della Nato, sulle lavoratrici e i lavoratori italiani vengono scaricati i costi economici di questa guerra fratricida, attraverso la crisi energetica e un costo della vita diventato ormai insostenibile. Noi non ci caschiamo, noi non siamo ‘scemi di guerra’”.
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