A Roma, l’arte nuovamente diventa mezzo per lanciare dei chiari messaggi politici e sociali. E’ quanto accaduto con l’artista Laika, street artist che stanotte ha voluto criticare l’operato di Matteo Piantedosi, attuale Ministro dell’Interno, sul tema dei migranti. Nei pressi del Viminale, l’artista avrebbe fatto compare un murales dove compare il Ministro dentro uno scatolone, con questo catalogato come “carico residuale” e in riferimento alle dichiarazioni dell’ex Prefetto della Capitale verso i migranti.
L’opera di Laika a Roma
L’opera dell’artista è comparsa nei pressi del Viminale, all’angolo tra via Urbana e via Agostino De Pretis. Il murales sarebbe stato fatto nell’ombra della notte, a cavallo della nottata tra giovedì 10 e venerdì 11 novembre. Il titolo dell’ultima opera di Laika, come fa immaginare anche il murales, è “Piantedosi, carico residuale”. Un’opera prettamente politica, che critica l’agire del Ministro dell’Interno sul tema dell’immigrazione e i recenti sbarchi nella zona di Catania.
Laika spiega la sua opera, che attraverso l’arte vuole lanciare un chiaro messaggio politico rivolto all’accoglienza di chi viene dalle terre dell’Africa: “È inaccettabile che un ministro della Repubblica tratti degli esseri umani come se fossero merce. È un insulto a tutti gli uomini, le donne e i bambini che nel nostro mare hanno perso la vita. L’ultimo era un neonato di 20 giorni”. Prosegue, dicendo come il suo ultimo lavoro critichi anche l’operato del Governo Meloni: “Era nel programma elettorale. Si stanno accanendo contro poche centinaia di disperati che rischiano la vita per fuggire da condizioni di povertà, guerra e mancanza di diritti umani, per sperare in un futuro migliore”.
L’ultima opera della misteriosa street artist, non esclude da critiche nessuna parte politica interna al Parlamento italiano: “I nostri politici dovrebbero andare a vedere le condizioni delle carceri libiche prima di prendere certe decisioni inumane. Siamo stati impeccabili nell’accogliere più di 60.000 migranti ucraini che fuggivano dalla guerra. Queste persone cosa hanno in meno?”.