Un tombino ha cambiato la vita di M.R., il motociclista che dal 2015, a causa di un dissesto stradale a Casal Bernocchi, si trova in stato vegetativo. Otto anni fa quella conca ha segnato uno spartiacque, per lui, oggi allettato a casa, ma anche per la sua famiglia, che è costretta a seguirlo e a pagare di tasca propria tutte le spese mediche. Perché anche se nel 2015 fu esclusa ogni responsabilità di M.R. dall’incidente, a oggi il Comune di Roma non ha fornito nemmeno un euro di risarcimento dei 4,6 milioni e tutele che spetterebbero all’invalido.
Inadempienza stradale
Come raccontato dal Corriere della Sera, il 20 marzo 2015 M. R. percorreva con la sua moto via Brunone Bianchi, a Casal Bernocchi, ma la strada era danneggiata. Le grate del tombino erano al di sotto del manto stradale e il dislivello si rivelò fatale per l’uomo, allora 33enne. Da allora M.R. vive a metà: è cosciente, ma completamente paralizzato per la caduta dalla moto, in uno stato vegetativo per cui è necessaria la presenza costante della famiglia.
Nel 2018 l’Ivas, l’istituto di vigilanza delle compagnie assicurative, aveva sollecitato Assicurazioni di Roma al risarcimento extragiudiziale della vittima: 4,6 milioni di euro che il Campidoglio deve, per mancata manutenzione stradale, all’uomo. Mai visti, mentre i risparmi dei familiari invece si estinguono per fornire cure e assistenze a M. R.
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Il Comune chiede una nuova perizia
Nonostante Roma Capitale abbia ottenuto una condanna esecutiva sulla responsabilità della vicenda, non basta a sbloccare il risarcimento di M.R., somma che il Comune ha tentato anche di mettere in discussione, considerando che inizialmente si parlava di 7 milioni di euro, poi scesi a 4,6 dopo la seconda perizia Ctu. A metà giugno 2023 il Comune di Roma, tramite Assicurazioni di Roma, ha chiesto di sospendere l’esecutività di quella sentenza. Secondo il Campidoglio servirebbero nuove perizie per accertarsi del racconto fatto da M.R., anche se dalle perizie risulta che l’uomo dopo l’impatto finì in stato di incoscienza. Come se non bastasse, Assicurazioni ha chiesto un’ulteriore perizia medica. La Corte dei Conti, data l’entità della cifra spettante al Campidoglio, ha avviato inoltre delle verifiche per attribuire un possibile danno erariale, derivante dalla cattiva manutenzione delle strade di Roma Capitale.
Una famiglia all’osso
Se da un lato c’è l’amarezza di un’ingiustizia, M.R. e i suoi familiari pagano anche lo scotto di cure mediche che per loro sono economicamente insostenibili, costringendoli a continue rinunce e a un’esistenza precaria. M.R., ormai 41enne e con un’invalidità riconosciuta (ma non totale, perché l’uomo è in grado di aprire gli occhi), per anni ha sostenuto delle cure da mezzo milione di euro annuo che sono erogate in solo due cliniche, in Austria e in Europa. Un costo ingente, se si aggiunge poi l’assistenza domiciliare, che ha costretto i famigliari a vendersi tutto per aiutarlo. Un sacrificio che però non risarcirà moralmente M.R. che dopo la perizia Ctu si stimi abbia 22 anni di aspettativa di vita. La famiglia ha dovuto vendere così casa, auto e oggi vive in affitto a Torino, dove un centro specializzato garantisce tre ore di assistenza giornaliera. Ora la famiglia è in attesa della decisione della Corte d’Appello, augurandosi che il calvario abbia fine e sia fatta giustizia.