E ci vuole un bel coraggio. Ma tanto, tanto coraggio. A Roma, nel bel mezzo dell’emergenza rifiuti, che attanaglia la città puntualmente ogni anno e che non si riesce proprio a risolvere, succede che i netturbini non vogliano lavorare il pomeriggio. Avete capito bene, chiedono la cancellazione di tutto il turno pomeridiano. Semplifichiamo: ciò significherebbe, ad esempio, lasciare fuori dai locali commerciali le immondizie della giornata, l’umido fuori dai ristoranti. E poi i rifiuti degli ospedali e le aree dei mercati. Già, rimarrebbe tutto fuori in bella mostra, a generare miasmi e peggiorare se possibile le condizioni igienico sanitarie dell’urbe.
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“Si rischia la salute” dicono i sindacati. Già, meglio lavorare con il fresco, magari all’ombra e ristorati da una brezza fresca. È scontro quindi tra le organizzazioni e l’Ama, perché le sigle sostengono con forza il fatto che se si superano i 30 gradi non si potrebbe lavorare. Le modalità sono imperniate sul rappresentare all’azienda che l'”alto rischio stress da calore” potrebbe generare gravi malori e minacciano denunce penali da giugno scorso in caso qualcuno si sentisse male per il solleone. Cgil, Cisl, Uil e Fiadel, quindi, chiedono tout court di cancellare in estate il turno pomeridiano, che va dalle 13.15 alle 19.45. E aggiungono anche la richiesta di spostare le lavorazioni, eccetto quelle indispensabili, quando fa più fresco. Cioè al mattino o in serata. Eppure Ama, bisogna dirlo, ha fatto diverse concessioni in ordine a questa criticità. Ma lo scontro è destinato ad esacerbarsi.
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Mercoledì scorso la municipalizzata ha comunque preso in esame il nodo sulla salute dei netturbini, concedendo di anticipare dalle sei alle cinque il turno della mattina. In questa maniera terminerebbe alle 11.30, evitando ai lavoratori alcune delle ore più calde. Però ha anche sottolineato che: “I servizi di recupero materiali misti e rimozione cumuli permangono con carattere di essenzialità fino a normalizzazione di eventuali situazioni di criticità“, facendo presente che non si possono cancellare le lavorazioni pomeridiane più strategiche. Dalla Uil, però, fanno sapere che: “Già si segnalano i primi casi di dipendenti vittime di malori legati al caldo. Anche perché la spossatezza e il disorientamento sono all’ordine del giorno quando sotto al sole si raccolgono rifiuti con le mani o si sale e si scende da mezzi privi di aria condizionata. Non si può far rischiare la vita ai lavoratori per l’incapacità nel riorganizzare turni e servizi“. Ma per la municipalizzata capitanata dalla nuova dirigenza la questione è completamente fuori discussione. Staremo a vedere.