Verranno spostati in un altra città del Lazio o della Campania: a Viterbo, a Pomezia, in provincia di Latina o addirittura tra Caserta, Napoli e Salerno. I profughi ucraini che erano ospiti da marzo all’hotel Mercure West, nella zona Spinaceto, ovvero quasi esclusivamente mamme sole con minori, non potranno più restare lì nei prossimi giorni. A deciderlo è la protezione civile regionale, che il 29 dicembre ha comunicato pubblicamente la chiusura della prima fase di accoglienza. Centosessanta persone, oltre il 60% delle quali bambini e ragazzi adolescenti, saranno smistate lontano dal quartiere che li ha accolti e li ha integrati nell’ultimo anno.
La cacciata dei profughi ucraini da Roma
La brutta notizia è stata accolta malissimo dalle famiglie ucraine interessate, finite nel totale panico da oltre una settimana. Ma anche dalle associazioni del terzo settore locali, che da quasi 10 mesi operano per la loro assistenza e dal IX Municipio di Roma Capitale, che fin dall’inizio ha supervisionato e supportato le attività di accoglienza e integrazione per queste persone. Erano circa 400, tra donne e bambini, i cittadini ucraini scappati dalla guerra, dai bombardamenti e dalla mancanza di risorse.
“In questo periodo le famiglie hanno iscritto i figli a scuola – racconta Volha Marozava, presidente di ‘Donne for Peace’ – tanto che hanno interrotto la didattica a distanza con gli istituti ucraini e iniziato a studiare esclusivamente qui a Roma. Imparano l’italiano, si formano, ci sono donne che hanno trovato un lavoro, vanno in parrocchia. Come si fa a venire qui il 29 dicembre dicendo che entro il 31 se ne sarebbero dovuti andare tutti?”.
Secondo quanto racconta Volha Marozava, a presentarsi negli stabili delle famiglie ucraine è stata la Protezione civile regionale insieme a una cooperativa e ad un mediatore culturale: “Sono stati fatti dei colloqui con ogni nucleo – continua la Marozava – ma tutti si sono rifiutati. Ci è stato detto che anche altrove ci sarà la scuola, verrà fatta l’alfabetizzazione, ci sarà l’assistenza psicologica. Ma queste cose le facciamo già qui, gratis, con lo sforzo delle istituzioni locali e delle associazioni. Si scombinano le vite di persone che finalmente avevano trovato stabilità e serenità dopo tanti traumi”.
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