Una scena da film dell’orrore. Una donna avvolta in un lenzuolo sporco del suo stesso sangue e dei suoi escrementi, impossibilitata a muoversi a causa dei gravi problemi di salute di cui soffriva, provocati dall’alcolismo e da altre patologie. La terribile scoperta, fatta dai poliziotti nell’autunno del 2020, ha portato adesso al processo per il suo ex compagno, accusato di abbandono di inabile, maltrattamenti, indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento.
La donna, una 57enne di Roma, si era perdutamente innamorata dell’uomo, di 23 anni più giovane di lei, al punto da esserne completamente soggiogata. La 57enne era andata a convivere con il 34enne nell’appartamento di lei, contro il parere delle sue sorelle, riducendosi in poco tempo in condizioni di totale degrado. Da quanto riportato nella denuncia, l’uomo l’avrebbe soggiogata prendendole dei soldi dalla carta di credito e abbandonandola a sé stessa, senza cure e senza un briciolo di pietà. L’uomo, V. V., è ora a processo per presunto abbandono di inabile, maltrattamenti, indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento. La donna, Stefania, è deceduta il 29 novembre dello stesso anno.
La denuncia delle sorelle
A scoprire la drammatica situazione sono state le due sorelle di Stefania, che si sono recate a casa sua dopo aver notato dei comportamenti anomali della donna al telefono. Impossibilitate a entrare nell’appartamento, hanno chiamato la polizia, che ha forzato la porta. All’interno si sono trovate di fronte a un quadro desolante e raccapricciante: la donna era sul letto, tremante, non riconosceva i suoi familiari, era circondata da sporcizia e cattivi odori. Le donne, allarmate per le condizioni psico fisiche degradanti della sorella, hanno immediatamente portato la donna al pronto soccorso, dove è stata ricoverata in gravi condizioni. In seguito hanno deciso di denunciare il furto delle carte di credito della donna, indirizzando i sospetti sul compagno, che si sarebbe appropriato dei suoi soldi. Hanno anche raccolto le testimonianze della vittima sui presunti maltrattamenti e vessazioni procurati dall’uomo, sia fisici che psicologici.
Il rapporto malato tra i due
Stefania aveva conosciuto l’uomo tre anni prima, dopo aver divorziato dal suo precedente marito, con cui aveva avuto un figlio. La differenza di età tra i due (57 anni lei e 34 lui), oltre al fatto che l’uomo fosse disoccupato e prendesse la metà dei guadagni della donna, era stato motivo di diverbi e distacco da parte della famiglia di lei. La sorella di Stefania ha raccontato che la donna era innamorata dell’uomo e che lo difendeva sempre, nonostante i suoi modi violenti e aggressivi. L’uomo le avrebbe detto frasi come «Magari muore», riferendosi al figlio di lei, o «Sei una donna di mer…», «Io ti spacco la faccia», «Non vali un ca…». Un repertorio che, se confermato, sicuramente lascerebbe trapelare il profilo di un uomo estremamente violento a gesti e parole. negli ultimi tempi la donna aveva completamente perso ogni contatto sociale e aveva smesso anche di lavorare, fino a rimanere allettata e dipendente dal compagno.
Il processo
Il 34enne, come riporta il Messaggero, è stato arrestato e condotto a processo per presunto abbandono d’inabile, maltrattamenti, indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento. Le due sorelle e la madre di Stefania si sono costituite parte civile nel processo contro l’uomo. L’accusa sostiene che l’uomo abbia abusato della fiducia della donna e abbia approfittato della sua incapacità per sfruttarla economicamente e per umiliarla fisicamente e moralmente. La difesa invece nega le accuse e afferma che l’uomo si prendeva cura della 57enne e che non c’era alcuna intenzione di abbandonarla o maltrattarla.
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