Un rave improvvisato, oltre che non autorizzato, quello che si sta svolgendo in queste ore lungo il viale delle Terme di Caracalla a Roma. Un centinaio di persone stanno manifestano contro il decreto legge che vieta i rave party e dispone pene severe per i trasgressori protagonisti di queste aggregazioni non autorizzate. Nello street parade stand dove si balla, addirittura si arrvano a realizzare magliette e striscioni contro il carcere «che uccide», il 633bis che regola appunto l’invasione di terreni.
Il rave party a Roma: la Polizia circonda Caracalla
«Libertà di evadere» si legge, ma anche «la felicità è sovversiva quando si collettivizza». A recintare l’area occupata dai manifestanti, sono arrivati decine di poliziotti del Reparto mobile. L’evento, che si sta svolgendo sotto lo sguardo delle forze dell’ordine, fa parte dell’iniziativa denominata «Tekno against repression», organizzata in tutta Italia e in alcune piazze della Francia, da Parigi a Tolosa. La faccenda, riporta alla luce il problema dei rave party.
Rave party non tanto come opposizione alla famosa “musica da club”, ma bensì perché questi posti diventano luoghi dove manca totalmente lo Stato e vive ogni forma di illegalità. Come fanno vedere i documentari, anche recenti, legati alla vita dei rave party, questi sono luoghi di sballo dove gira la droga come nulla. Pasticche, siringhe, acidi, fumo. Ogni metodo è buono per spacciare morte, in situazione dove oggettivamente può perdere la vita ogni soggetto che consuma quelle sostanze.
Se tutti possono fare della propria vita quello che meglio desiderano, è necessaria anche essere coscienti di cosa significa fare un party, peraltro illegale, a prezzi “popolari”. Capire come al divertimento a costo zero, ci può essere la controparte di consumare una sostanza stupefacente, magari anche inconsapevolmente, sentirsi male e creare oggettive difficoltà per essere soccorsi in quei poli della techno alternativi e senza controllo.
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