Oggi, martedì 12 novembre 2019, sarebbe stato il giorno del processo sui presunti depistaggi che ci sarebbero stati dopo la morte di Stefano Cucchi: il 31enne romano arrestato il 15 ottobre del 2009 per droga e deceduto sette giorni dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma.
Per i depistaggi, che per il pubblico ministero Giovanni Musarò “hanno toccato picchi da film dell’orrore”, sono imputati il generale Alessandro Casarsa (all’epoca dei fatti comandante del gruppo Roma) e altri 7 carabinieri: accusati, a vari titolo e a seconda delle posizioni, di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. Gli otto carabinieri imputati sono Alessandro Casarsa, Francesco Cavallo, Luciano Soligo, Massimiliano Colombo Labriola e Francesco Di Sano (accusati di falso ideologico), Lorenzo Sabatino e Tiziano Testarmata (omessa denuncia e favoreggiamento), e infine Luca De Cianni (falso ideologico e calunnia).
C’è stato però un colpo di scena questa mattina: in apertura dell’udienza il giudice, Federico Bonagalvagno, si è astenuto dal processo e ha giustificato la sua azione spiegando di essere un ex carabiniere attualmente in congedo. La sua decisione è legata all’iniziativa dei legali della famiglia di Stefano Cucchi, che avevano chiesto al giudice monocratico di astenersi, dopo aver scoperto che Bonagalvagno aveva organizzato convegni in cui avevano partecipato alti ufficiali dell’Arma.
Il processo sarà ora seguito da un nuovo giudice monocratico, Giulia Cavallone – e la prossima udienza che si dovrà pronunciare sugli 8 carabinieri imputati si svolgerà il 16 dicembre.