Era il 2020 quando in Italia, per la prima volta, è scattato il lockdown, quella serrata totale per mesi che sembrava quasi surreale. Quella realtà lontana della Cina che è piombata anche da noi, stravolgendo la quotidianità, in una normalità fatta di distanza, mascherine, norme impartite in ogni dove. E ora che l’incubo sembra quasi finito, anche se la pandemia non è del tutto sconfitta, arriva l‘ennesimo allarme degli esperti, degli studiosi dell’Internacional Science Council, che hanno delineato tre possibili scenari pandemici fino al 2027: il più disastroso è quello che prevede la convivenza con il virus per altri cinque anni.
Ecco i possibili scenari del Covid per i prossimi 5 anni
- Il primo scenario è quello ‘ottimistico’, quello che vede l’80% del mondo vaccinato. Gli scienziati, in questo caso, ipotizzano che nei prossimi anni la percentuale di persone che hanno completato il ciclo vaccinale aumenti. Solo così si potrà convivere, secondo loro, con il virus, che diventerebbe più gestibile.
- Il secondo scenario è quello probabile, con i vaccinati sotto la soglia del 70%. In questo caso gli scienziati ipotizzano che i governi mantengano il tasso di vaccinazione sotto il 70%: il Covid, quindi, diventerebbe endemico, con ciclici picchi stagionali che potrebbero mettere a rischio il sistema sanitario.
- Il terzo scenario è quello pessimistico. In questo caso, gli esperti ipotizzano un incremento di nazionalisti e populismi, di tensioni geopolitiche che potrebbero rallentare la campagna vaccinale. Il virus, quindi, potrebbe rimanere incontrollato e potrebbe causare delle recidive gravi in diverse zone del mondo.
Quando si farà la quarta dose in Italia?
Tra uno scenario e l’altro, la domanda di molti è solo una in Italia: bisognerà fare la quarta dose? Per il momento la somministrazione è aperta solo ai pazienti fragili over 60 e a quelli over 80, ma la campagna vaccinale pare stia proseguendo molto lentamente. E questo non è certo un bene.
Secondo Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Simit, intervistato da Money.it, il richiamo va fatto. O meglio, “sarà una dose annuale che si farà nel periodo autunnale e che ci accompagnerà alla primavera. Questo – ha spiegato – dovrebbe essere il sistema a regime, con l’infezione che diventa endemica. Con il virus che circola molto, ma con casi severi solo nei soggetti fragili”. L’ipotesi è quella di andare avanti con i richiami come si fa per l’influenza, ma è ancora tutto da decidere. E molto dipenderà, sicuramente, dall’andamento della curva epidemiologica.