Comincia a vedersi la giustizia per Desirée Mariottini, la giovane 16enne che venne drogata e stuprata a morte da quattro africani in un locale occupato nel quartiere di San Lorenzo. Sono arrivati infatti due ergastoli per all’interno di quel gruppo, come stabilito dai giudici della Corte d’Assise di Roma. Si è raggiunta una piena giustizia sulla tremenda tragedia, con la mamma della ragazza che definisce gli stupratori come dei “mostri”.
Le condanne per l’omicidio di Desirée
La 16enne venne stuprata e uccisa da Mamadou Gara e Yousef Salia, aiutati in quell’occasione da Brian Minthe e Alinno Chima. Tutti abusarono della giovane ragazza minorenne, approfittando di come essa fosse stordita dalle droghe. Per Mamadou Gara e Yousef Salia, i giudici hanno sentenziato due ergastoli. Per Brian Minthe e Alinno Chima, una condanna di 27 e 24 anni. La pena emessa, è completamente in linea con la sentenza di primo grado.
Durante la sentenza, i familiari di Desirée Mariottini hanno ascoltato a giuria popolare della corte d’Assise di appello mentre pronunciava la sentenza sui fatti che nel 2018 hanno portato alla morte della sedicenne originaria di Cisterna di Latina. Lo hanno fatto nel ricordo della loro bambina, abbracciati e con gli occhi lucidi. La signora Barbara, la mamma della ragazza, ha detto a La Repubblica: “Speravo nella conferma delle condanne. Sono quattro mostri e devono stare dietro le sbarre. Questa sentenza mi dà un solo po’ di pace dopo tanto dolore, ma il dolore ci sarà sempre e nessuno mi ridarà mai mia figlia”.
Gli ultimi istanti di vita della ragazza
Secondo le ricostruzioni emesse dalla Corte d’Assise di Roma per giustificare la sentenza, gli ultimi momenti di vita della 16enne sarebbero stati strazianti. Drogata e quindi in balia degli eventi, sarebbe stata violentata senza pietà, e fino alla morte, dai quattro imputati africani. Una situazione orribile, che porta a trovare il cadavere seminudo della giovane la notte del 19 ottobre 2018, in un palazzo abbandonato e in stato di occupazione presso San Lorenzo.
La minorenne era distesa, senza vita, su un letto sudicio di quei locali occupati, in un’area sporca e utilizzata solitamente per trasformare la cocaina in crack. Nella sentenza, i giudici sottolineano: “Un’attività illecita si svolgeva da parecchi mesi… Ed era continuo ed evidente il via vai di tossicodipendenti. L’omicidio di Desirée ha presentato Roma quale terreno su cui è consentito, in zona centrale e non periferica, l’insediamento di pericolosissimi contesti di spaccio entro cui possono brutalmente perdere la vita le giovanissime, dopo gravi violenze e sofferenze psicofisiche”.
Lo stupro e la morte della ragazza
Alinno Chima, il ghanese Yussef Salia e i senegalesi Brian Minthe e Mamadou Gara, hanno fatto morire la ragazza per insufficienza respiratoria, in quello che era uno stabile abbandonato su via dei Lucani nel quartiere di San Lorenzo. La giovane sarebbe morta per il mix di droghe che aveva in corpo, con le sostanze cedute dai ragazzi africani. Proprio questo gruppo di persone, vedendola stordita dalle droghe, l’avrebbero violentata più volte.
Ma cosa ci faceva Desirée in quel posto vissuto da tossicodipendenti e pusher? Nonostante la giovane età, la ragazza era già entrata nel circolo delle droghe pesanti. A portarla nello stabile di San Lorenzo, Antonella Fauntleroy, una ragazza conosciuta pochi giorni prima e da cui avrebbe acquistato in più occasioni sostanze stupefacenti. Il giorno della morte, gli africani avrebbero prima venduto la droga alla minorenne, avrebbero aspettato che le sostanze la stordissero e successivamente avrebbero sfogato i loro appetiti sessuali sulla giovane incosciente.
Un atto orribile, dove per tenere ferma la ragazza, si sono aiutati “legando braccia e gambe”. Tra quelle carte ci sono anche gli esiti delle perizie stilate dai consulenti nominati dalla Procura. Le analisi non hanno rilevato esclusivamente lividi e graffi che ricordano la vita troppo travagliata di una ragazzina. Sul corpo di Desirèe sono state trovate alcune tracce di Dna. Ed è su quelle tracce che si è giocato il processo di appello.
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