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Fa causa alla clinica dove partorì un figlio disabile, ma la perde: mamma disperata inizia lo sciopero della fame

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Condannata a pagare 300 mila euro di spese legali, dopo una causa civile durata 27 anni, contro la clinica dove partorì 32 anni fa. Gli stessi anni che adesso ha suo figlio Mario, che ha una grave disabilità. Ora la donna, Elena Improta, ha iniziato uno sciopero della fame. “Non ho questi soldi, mi resta solo la casa, il solo ossigeno per me e mio figlio Mario”, dice in un appello alla clinica e alle assicurazioni.

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L’appello disperato di mamma Elena: “Proseguo lo sciopero della fame”

In un video pubblicato sul proprio profilo ufficiale Facebook, Elena Improta ha spiegato le ragioni che l’hanno spinta ad iniziare lo sciopero della fame. “Grazie per la vostra vicinanza e solidarietà. Dopo vari articoli pubblicati ci tengo ancora a precisare che nel mio primo appello video ho raccontato la mia “verità umana, di donna e di madre”. Non rilascio dichiarazioni ma racconti di sofferenza profonda che molte persone hanno condiviso con me. Nel mio primo appello video non cerco colpevoli ne metto in dubbio la verità processuale, ho sempre creduto nella giustizia. Ho accettato le motivazioni dei Consulenti Tecnici di Ufficio e soccombo rassegnata a una diagnosi basata su una letteratura che ad oggi non ha un esame diagnostico ne un nome certo. In 27 anni di causa ho tentato due volte di aprire un dialogo con le controparti per arrivare ad una transazione bonaria. Sul vitalizio prospettato a voce avevamo solo chiesto una garanzia a supporto a tutela di Mario come è prassi, ma a questa nostra richiesta tutto si è bloccato.

Io e Mario per tramite dei nostri avvocati non abbiamo mai ricevuto una proposta scritta che potesse essere presentata dall’Amministratore di sostegno al Giudice tutelare. Una madre ha il diritto dovere di tutelare fino all’ultimo suo figlio anche a livello processuale la’ dove la legge prevede fino al 5 grado di giudizio. Oggi questo appello ha un significato preciso: non chiediamo l’elemosina così come non abbiamo mai chiesto a nessuno aiuti economici, ma uno stralcio dell’ingente somma richiesta di rimborso spese legali alla Clinica e alle altre controparti. I 300 mila euro da parte nostra potrebbero essere corrisposti solo a fronte di mutui/prestiti o vendita delle case date in commodato d’uso gratuito al Progetto di Durante e Dopo di noi a Orbetello denominato La Casa di Mario. Continuerò lo sciopero della fame oggi 15 luglio 2 g perché credo sia una punitiva decisione quella dell’Autorità Giudiziaria nonché umiliante soprattutto per la condizione di vita di Mario, se avessimo commesso un reato penale per buona condotta e pena ai servizi sociali oggi io e Mario saremmo liberi”.

La solidarietà a Elena dell’assessore al Decentramento di Roma

Una vicenda dolorosa e assurda quella di Elena, che sta trovando solidarietà da più parti. “Elena mi ha raccontato la sua storia di coraggio e tenacia, in una battaglia che porta avanti da anni a tutela del diritto alla vita e al futuro di suo figlio affetto da tetraparesi spastica, in conseguenza del parto, anche attraverso l’associazione ‘Oltre lo sguardo’ da lei fondata”, spiega Andrea Catarci, assessore al Decentramento di Roma. “Dopo 27 anni di processo – aggiunge – le viene ora chiesto di pagare 300 mila euro: una spesa gigantesca e insostenibile. Siamo accanto a Mario e a Elena, che in queste ore ha iniziato lo sciopero della fame, perché l’integrazione e i diritti oltre a essere importanti nella dimensione della vita privata hanno altrettanta rilevanza per l’intera società e per innalzare il livello di civiltà”, conclude.

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