Le indagini hanno ricostruito le ultime ore di Diabolik, storico capo ultras degli “Irriducibili” della Lazio e criminale attivo nel territorio di Roma. Hanno compiuto una ricostruzione cronologica partendo da un video, che probabilmente spiava l’uomo morto o addirittura era di sorveglianza all’interno di un appartamento. Si vede però bene una cosa, come Fabrizio Piscitelli venga freddato con un colpo di pistola alla nuca, mentre era seduto su una panchina, da un sicario che si fingeva un runner all’interno del Parco degli Acquedotti.
Le dinamiche dell’omicidio di Diabolik
Che l’omicidio sia legato a una regolazione di conti all’interno della malavita romana, è un fatto noto e su cui numerose testate giornalistiche si sono dibattute. Quel giorno, Piscitelli era al Parco degli Acquedotti, che da sempre erano diventati una sorta di luogo d’ufficio per il numero uno degli Irriducibili, considerato che da lì gestiva la filiera della criminalità romana che gli ruotava intorno. E’ una giornata particolare, perché 24 ore prima di morire gli si annullano diversi appuntamenti, in maniera peraltro sospetta e che fanno intuire come qualcosa di grosso stesse per palesarsi.
Il giorno della sua morte, Fabrizio Piscitelli arriva addirittura un’ora prima del previsto al Parco degli Acquedotti. Qui attende un uomo, tra telefonate, parlando di Lazio, debiti e probabilmente accordi sulla scena criminale romana. Di quella persona che doveva vedere, non si saprà mai nulla. Rimarrà alla storia una pallottola, che lo fredda improvvisamente mentre era seduto su una panchina della nota area storica capitolina: peraltro neanche la solita dove era solito sedersi.
Da una telecamera dentro un appartamento, o quantomeno sul balcone, è ben visibile come un runner, proveniente dalle aree più interne del parco, di corsa si avvicini verso la strada correndo in diagonale. Sulla direzione ha in rotta Piscitelli, seduto e probabilmente al telefono, come peraltro era usuale fare. Si avvicina al capo ultras e in pochi secondo gli spara alla tempia: la vittima, probabilmente morta sul colpo, si accascia per terra, in una scena che lascia pietrificati i presenti e che palesa da subito l’esecuzione, a sangue freddo di un uomo.
La presenza dell’autista
Quel giorno, con Diabolik presenzia anche il suo autista cubano. Al momento dell’omicidio, l’uomo non è vicino a Piscitelli, ma vede ugualmente la scena. Il cubano, vedendo il proprio capo freddato con un colpo alla nuca, ha l’istinto di allontanarsi, in quanto anche lui probabilmente immerso nelle dinamiche che governano la criminalità romana. Eppure, l’omicidio scandisce quella che può essere un’ipotesi sull’identikit del sicario, che sarebbe un uomo 52enne argentino e protagonista della scena criminale romana, e le ultime ore di Piscitelli.
In tal senso, è dimostrato coi messaggi sul cellulare come le ultime 48 ore del capo ultras della Lazio siano frenetiche, tra appuntamenti saltati, riflessioni e incontri improvvisati per la gestione occulta di Roma. Si parla dal tatuaggio che si doveva fare Piscitelli, ai problemi che la Lazio stava vivendo con il Campionato, fino ad arrivare a una chat che menziona “un debito da 300mila euro”. Forse lo stesso, che tra tante cose, gli è costata la vita il 7 agosto del 2019.
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