Calcioscommesse, continuano le indagini: le parole di Corona hanno scosso il sistema. Ora si cerca a Roma Nord. Caccia al Ras delle giocate.
Zaniolo, Fagioli e Tonali. Tre più uno: Zalewski. Un quartetto che scardina i retroscena del pallone: un sistema che arranca, ma dentro possiede un clima torbido in cui si annidano intrecci e mezze verità. Nel caso specifico Fagioli ha ammesso di essere ludopatico. La Juventus si è messa a disposizione della Procura, ma a rischiare 6 mesi di squalifica – qualora le accuse dovessero essere confermate in sede legale – è il compagno Leonardo Bonucci. Sarebbero emerse alcune chat che coinvolgerebbero Fagioli e l’ormai ex Juve ai tempi in cui erano compagni di squadra.
Situazione da appurare, ma se l’ex bianconero sapeva delle combine e non ha parlato rischia fino a 6 mesi di squalifica: c’è da stabilire se Fagioli scommetteva sulla Vecchia Signora oppure no. Situazione diversa per Zaniolo che avrebbe, sempre secondo l’inchiesta di Corona, scommesso durante la partita di Coppa Italia Roma-Cremonese (persa dai giallorossi per 3-2) mentre era in panchina. L’ex giallorosso, ora all’Aston Villa, si sta difendendo nelle sedi opportune. Intanto ha lasciato la Nazionale – così come gli altri tre coinvolti nell’indagine – e sono stati posti sotto sequestro tablet e telefonini.
Non c’è pace per la Juventus: al via indagine su Fagioli per scommesse illegali
Calcioscommesse, si cerca il basista: chi copriva i calciatori, occhi su Roma Nord
Ora, contemporaneamente con gli sviluppi in Procura di Torino, si cerca il Ras delle giocate. Stando ai recenti sviluppi ci sarebbe stato un basista che avrebbe coperto i calciatori nel corso delle scommesse. Il punto innovativo che passa dalla Procura di Torino sarebbe proprio l’eventuale presenza di una figura che metteva d’accordo i vari esponenti con i calciatori disposti a scommettere. Un vero e proprio “Ras delle giocate” che agiva a Roma Nord per poi intraprendere un reticolato di contatti: Corona, in tal senso, parla di uno zio di un ex giocatore di Roma e Inter.
L’uomo, nel corso degli anni, avrebbe aperto una bisca da dove amministrava ogni tipo di operazione. Queste restano supposizioni, il punto dovrà metterlo la Procura di Torino. Al momento è solo un puzzle i cui pezzi vanno assemblati, ma il disegno sembra essere chiaro. Tra certezza e supposizione, tuttavia, passano le sentenze. Unico fattore determinate in questo mare magnum di voci, dubbi e attese. Le società, nel frattempo, si tutelano. La collaborazione alle indagini come unico rifugio nella tempesta, in attesa dei riscontri ufficiali che stabiliranno quanto di vero ha effettivamente portato alla luce Corona. L’inchiesta non si ferma, così come gli elementi di un disegno ben più ampio.