Secondo le risultanze investigative la praticante avvocato, la 29enne Camilla Marianera, si era ben organizzata all’interno della Procura, lei acquisiva le informazioni ‘avvertiva’ i destinatari dei provvedimenti e in cambio chiedeva un compenso di 300 euro. Tutto con l’aiuto del suo fidanzato il 31enne Jacopo De Vivo – figlio del più noto Peppone storico esponente ultras della Curva sud finito nei guai per danneggiamento, armi e associazione a delinquere -, che aveva il compito di procacciare i clienti. Un quadro chiaro per gli investigatori ai quali, però, manca ancora il nome del pubblico ufficiale che forniva le informazioni.
Arrestato anche il compagno dell’avvocato, Jacopo De Vivo
Camilla, figlia del pluripregiudicato Luciano Marianera conosciuto per traffico di sostanze stupefacenti, e Jacopo sono finiti in manette con l’accusa di corruzione. Nel provvedimento del giudice si legge chiaramente che la donna si serviva dei favori di un funzionario impiegato nell’ufficio nel quale sbobbinano le intercettazioni.
Insomma, secondo la ricostruzione degli inquirenti, a partire dal 2021 i due servendosi delle informazioni che gli venivano fornire dal pubblico ufficiale acquisivano notizie di indagini e le mettevano a disposizione dei loro ‘clienti’. Grazie a questo metodo scoprivano procedimenti penali coperti da segreto, intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche. Un modus operandi venuto alla luce quasi per caso. Gli investigatori, infatti, stavano indagando su questioni di droga, quando sono incappati in una intercettazione che li ha portato sulle tracce della praticante avvocato e del suo compagno.
Il legame con i Casamonica
Una coppia quest’ultima che nello svolgimento del loro ‘lavoro’ avevano avuto a che fare anche con un affiliato al clan Casamonica che chiedeva loro di sapere se era sottoposto a intercettazioni. Insomma i due avevano una vasta clientela ciascuno sfruttando il proprio ruolo e le proprie competenze. Secondo le risultanze investigative Camilla Marianesa, anche consulente dell’assessorato comunale alla Sicurezza, anche grazie a questo incarico aveva la possibilità di acquisire informazioni sensibili sull’attività criminale; mentre Jacopo De Vivo, invece, sfruttava le sue conoscenze per procacciare clienti.
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