Secondo la Procura di Roma ci sono le prove a sostegno del fatto che il concorso nazionale per la selezione di 2.416 presidi sia stato truccato. La selezione pubblica è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 23 novembre del 2017. Sono tredici i funzionari del Ministero dell’Istruzione indagati per falso ideologico, tra febbraio e marzo del 2019 avrebbero infatti pilotato i risultati delle prove d’esame. Secondo l’accusa, sarebbero almeno 64 i verbali truccati. Notificato ai 13 funzionari del Miur l’avviso di conclusione della indagini preliminari, passo che precede la richiesta di rinvio a giudizio.
Concorso truccato per vigili urbani: 26 perquisizioni all’alba, emessi 13 avvisi di garanzia
Il concorso presidi truccato
Erano circa 34.000 i candidati che si erano iscritti alla prova preselettiva per accedere al concorso, di questi 9.000 erano poi passati agli scritti. La soglia che determinava il passaggio all’orale era di 70 su 100 e secondo gli esclusi — che hanno fatto ricorso ricorrendo a vie legali — alcuni dei punteggi sono stati dati in modo arbitrario, determinando, inevitabilmente, un’alterazione dell’esito finale del concorso. Come riportato dal Messaggero, gli indagati ‘effettuavano false attestazioni nei verbali delle prove d’esame da loro redatti. Davano atto di aver proceduto alla correzione mentre il caricamento della scheda di valutazione e l’inserimento dei voti, risulta effettuato con la piattaforma Cineca in data precedente all’asserita correzione’. Gli identificati alfanumerici per l’associazione dei compiti anonimi con i nominativi dei candidati erano infatti gestiti mediante il software Cineca.
Le sottocommissioni
Le sottocommissioni interessate dalla vicenda e che avevano il compito di correggere le prove dei candidati erano dislocate in vari istituti superiori della Capitale, dal Leonardo Da Vinci al Leon Battista Alberti e c’è persino il caso di una componente della commissione, ora indagata, che secondo i verbali risultava impegnata nella correzione dei compiti quando invece stava lavorando negli uffici della Corte dei conti, dove peraltro, aveva appena timbrato il cartellino.