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Coltellate alla moglie, per il Giudice non è tentato omicidio: ‘Non erano penetranti’

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Giudice Maria Bonaventura 20230726 IlCorrieredellacitta.com

Un’altra decisione che fa discutere: assolto un bidello e un dirigente di un museo per molestie, l’ultima sentenza non è da meno.

La Giustizia italiana, talvolta, fa la storia: ci sono alcuni processi che rimangono nell’immaginario collettivo dell’Italia per vari motivi, anche la cronaca nera può essere – volendo – una mappa concettuale non solo dal punto di vista di chi compie i misfatti ma anche e soprattutto dalla prospettiva di chi determina (oppure no) le condanne. I giudici giudicano e stabiliscono cosa sia giusto o meno per il futuro degli accusati: qualche giudice lo ricordiamo ancora oggi e alcuni sono anche un simbolo di unità nazionale.

In grado di mettere tutti d’accordo. Poi c’è anche chi, con la stessa qualifica, mette tutti d’accordo in negativo: un esempio non all’altezza dei precedenti secondo la comunità che commenta sdegnata alcune decisioni irreversibili. La Legge non ammette ignoranza, ma qualche perplessità sì. Ecco perchè l’Italia ha mostrato incredulità nei confronti di un Giudice che non molto tempo fa ha determinato che un dirigente di un museo e un bidello venissero assolti dalle accuse di molestie.

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Ci risiamo: un’altra sentenza al centro delle polemiche

L’ormai celebre “palpata breve” è entrata – suo malgrado – nei libri di Giurisprudenza e nella Rete. In molti si chiedono come sia possibile definire una palpata di 30 secondi fugace. La storia, però, stavolta è un’altra. Ugualmente controversa, che richiama una sentenza divisiva. Il magistrato ha giudicato un marito che ha preso a coltellate la moglie, ma non ha ritenuto di dover contestare il tentato omicidio. “Le coltellate inferte alla moglie erano – secondo la Giudice – ferite non penetranti”.

“Non hanno determinato alcun pericolo di vita – spiega – suturabili con due punti”. La sentenza risale all’ottobre del 2021 e Repubblica porta alla luce una vicenda che, al pari della precedente, ha dell’incredibile. La Giudice si è difesa asserendo che non sarebbe mai uscita dalla propria sfera di competenza: promette una denuncia al Consiglio Superiore della Magistratura. “Il mio ruolo – chiosa – mi conferisce autonomia e indipendenza, proprio in ragione di questi principi ho scritto la mia sentenza”. Il ruolo è ben chiaro, così come le conseguenze che, talvolta, determina. Le reazioni, invece, non erano contemplate: il polverone è appena (ri)cominciato, ma rischia di uscire dalla “bolla” social per prendere derive di altro tipo. 

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