Marcia. La carne di cinghiale sarebbe “marcia”. E tuttavia continua a essere commercializzata. Seppure “svenduta” al costo di 1, 62 € al chilo (che in ogni caso rappresenta per ogni capo un ricavo ragguardevole considerata la stazza di un ungulato). Un bel giro di affari, dunque. La denuncia è del Delegato alla Protezione Civile del XIV Municipio Mauro Gallucci (FdI).
“Quello di cui si nutrono ormai queste bestie, rifiuti, resti di carni avariata, carcasse di ratti, plastica, escrementi, dovrebbe renderne vietato il consumo. E invece si continua a macellare il cinghiale”, spiega Gallucci. Ma il j’accuse di Gallucci non si ferma qui. Decine di migliaia di euro sarebbero stati spesi dale amministrazioni (Comune di Roma e Regione Lazio) per acquistare gabbie adibite alla cattura e in molti casi, rimaste inutilizzate.
Uccisi e portati al macello
Di fatto – è cosa nota – gli animali (sani) vengono abbattuti direttamente da cacciatori e bracconieri che agiscono indisturbati nelle riserve naturali senza che nessuno intervenga. E gli esemplari uccisi portati direttamente al macello a Viterbo o anche fuori Regione, come indica il vicepresidente di Coldiretti dott. Alan Risolo. Una farsa nella farsa, insomma, secondo i nostri testimoni, questa storia della peste suina africana. L’alibi perfetto per sterminare centinaia di ungulati e ripulire Roma da questa scomoda presenza, anche in vista del Giubileo.
I cinghiali un rischio? Sì, per chi li mangia
Sono altri in realtà i rischi di contrarre malattie dal consumo di queste carni se l’animale non si nutre in modo naturale e i suoi prodotti e derivati non vengono trattati e cotti nella maniera adeguata. Tra i più importanti virus in grado di passare dal cinghiale all’uomo vi è sicuramente quello responsabile dell’epatite E (HEV), il virus dell’influenza suina e quello dell’encefalite giapponese. Senza dimenticare la trichinella che si manifesta con diarrea, febbre ed edemi in tutto il corpo. Eppure la carne di cinghiale continua a essere venduta sui banchi del mercato e negli scaffali di negozi e supermercati. E nulla vieta di organizzare sagre come quella delle Pappardelle al Cinghiale in programma a Sacrofano dopodomani, 23 ottobre.
“L’alimentazione incide molto, soprattutto per farmaci, metalli pesanti e sostanze radioattive che vengono reperite in natura specialmente attraverso una cattiva alimentazione – spiega il dott. Alan Risolo – Queste sostanze tossiche non sono ricercate in sede di macello, dove il veterinario ufficiale identifica lesioni riferibili a malattie infettive o parassitarie. E si accumulano soprattutto negli organi interni, in particolare fegato e reni. I residui tossici degli alimenti consumati vengono assunti dall’uomo e possono avere effetti nocivi ma la questione deve essere oggetto di studio. Ed allo stato attuale non lo è sufficientemente. Di tutti questi aspetti se ne parla da tempo ma credo che i risultati possano fare molta paura”, conclude l’esperto. Insomma si finge di contrastare una (improbabile) emergenza sanitaria per crearne un’altra. La vera “peste” deve ancora arrivare.
Intanto in via Taverna la situazione è “calda”. Sul posto è arrivato anche l’animalista influencer Enrico Rizzi. A seguito delle proteste fatte da Rizzi e da altri animalisti, la prima gabbia è stata tolta dagli addetti alle catture. Ma quello che si vuole ottenere è la rimozione di tutte le gabbie poste all’interno del parco. “Non potete chiudere il parco al pubblico”, urla Rizzi, “e non potete impedire il passaggio. Questo è un posto pubblico, non privato: non ci sono avvisi né divieti. Per quale motivo non si può entrare né passare?”, chiede agli addetti che impediscono di vedere cosa sta succedendo all’interno dell’Insughereta.