Il Comune di Roma, insieme all’AMA, ha subito una sanzione per l’installazione del cimitero dei feti. A notificare la multa è stato il Garante della Privacy, che con l’occasione ha condannato l’esposizione dei dati sensibili delle donne che portavano in grembo il singolo feto. Condizioni che, nella concretezza, hanno messo alla “berlina” quelle signore, che per tanti motivi avrebbero voluto tenere segreto la pratica dell’aborto sul loro corpo.
Roma multata per il cimitero dei feti
La struttura dedicata ai feti, che aprì un dibattito etico e politico all’interno della Capitale, venne aperte in una sezione del cimitero Flaminio. La multa elevata al Campidoglio e all’Ama, secondo i dati in nostro possesso, si avvicina alla cifra di 176 mila euro. Secondo il Garante della Privacy che ha mosso tale ammonizione pecuniaria, in tal modo il Comune aveva reso pubbliche eccessive informazioni riguardo quelle persone, di sesso femminile, che avevano avuto la necessità di operare un’interruzione di gravidanza.
Non rispettata la Legge 194 del 1978
Facendo appello alle leggi vigenti in Italia, il Campidoglio – ovviamente insieme ad Ama – non avrebbe rispettato i parametri imposti dalla Legge 194 del 1978. In tale dimensione, infatti, si sottolinea il “rigoroso regime di riservatezza” verso tutte quelle donne che fanno richiesta, e ottengono, la cessazione della propria gravidanza. In tal senso, secondo il Garante della Privacy, il Comune di Roma Capitale non solo avrebbe riportato i dati inerenti all’interruzione di gravidanza dei singoli feti tumulati nella struttura, ma ha anche reso pubbliche delle informazioni riservate legate alla salute di quelle donne che avevano effettuato l’aborto.
Multa salatissima per Roma Capitale e AMA
All’interno di questa condizione, come intuibile, ritroviamo l’ennesimo pasticcio amministrativo della Capitale. Infatti, il Garante della Privacy ha emesso una multa di 176 mila euro verso l’Amministrazione di Roma Capitale, mentre addirittura di 239 mila euro all’AMA, ovvero la società in-house dedicata all’ambiente dello stesso Campidoglio. L’idea di cattivo gusto, contestata dal Garante della Privacy, è come i dati delle donne vennero esposti con targhette sulle tombe dei feti all’interno del cimitero Flaminio.
Una diatriba che va avanti dal 2020
Ricostruendo approssimatamente la storia del cimitero dei feti all’interno del cimitero Flaminio, possiamo dire come l’argomento alimenti la polemica nella politica romana dal 2020. In tal senso, non solo c’era stata una levata di scudi da parte del Centrosinistra capitolino e soprattutto i gruppi delle femministe romane, ma anche gli Enti si erano mossi in una direzione d’ammonimento verso gli uffici del Campidoglio. Tra le realtà che si mossero, infatti, si ricorda l’azione dell’ASL Roma 1, che pubblicamente ammonì l’Amministrazione comunale per questa iniziativa divisiva.
Cosa dice la legge riguardo la tumulazione dei feti?
Su Repubblica, l’Authority ricorda cosa dice la legge riguardo la tumulazione dei feti in Italia, evidenziando le irregolarità compiute dal Campidoglio: “I prodotti del concepimento di età inferiore alle 20 settimane possono essere sepolti solo su richiesta dei genitori, mentre la sepoltura è sempre prevista per i nati morti. Per i prodotti abortivi, invece, la sepoltura viene comunque disposta dalla struttura sanitaria dopo 24 ore, anche senza richiesta dei genitori. La diffusione illecita è stata originata da una comunicazione di dati effettuata in violazione del principio di minimizzazione”.
Foto: T.E.