Ha testimoniato ieri nel maxi processo contro il clan l’ex moglie di F. Casamonica, C., C., coimputata e diventata poi collaboratrice di giustizia. Ricordiamo che il processo aveva portato all’arresto, nel giugno 2020, di più di trenta persone. Nei confronti degli imputati le accuse sono diverse e vanno, a seconda delle posizioni, dall’associazione di stampo mafioso all’estorsione, dall’usura e intestazione fittizia di beni.
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La testimonianza dell’ex moglie Casamonica e il violento modus operandi
Metodi alquanto violenti e minacciosi, come riportato dal Messaggero, quelli usati dall’uomo nei riguardi di coloro che non gli restituivano i soldi a tassi usurati: “Ti spacco la testa, tu non sai con chi hai a che fare, ti faccio sparire”, parole dal sapore decisamente intimidatorio. Una violenza che non guardava in faccia a nulla e a nessuno, esplodeva anche in situazione difficili, quando dall’altra parte c’erano persone gravemente malate. “Non aveva cuore”, ha detto la collaboratrice di giustizia che ha raccontato di un uomo malato di cancro che non riusciva più a saldare il suo debito e al quale F., Casamonica avrebbe rubato la macchina.
Interessi altissimi
Modalità che l’ex moglie ha spiegato dettagliatamente, lei che seguiva il consorte nei suoi affari e ne conosceva i segreti. Inoltre, era lei a contattare i debitori il giorno prima e se qualcuno diceva di non poter pagare partivano le minacce. Senza considerare poi che gli interessi chiesti dall’uomo erano altissimi: “Se erano in ritardo l’interesse aumentava. In diverse occasioni i debitori si lamentavano di aver restituito più del triplo di quello che avevano preso in prestito, ma l’uomo non si accontentava mai, voleva sempre di più”.
L’agenda
Al momento degli arresti, presso la casa di un fedelissimo del capo clan erano state rinvenute le fotocopie di un’agenda, scritta dall’ex consorte, contenente le scadenze delle rate che i debitori dovevano pagare, il luogo in cui andavamo a ritirarle e i numeri di telefono. Un’altra preoccupazione dell’uomo, sulla quale ha fatto luce la collaboratrice di giustizia, era quella di nascondere il denaro in quanto non lavorava e non avrebbe potuto giustificarne la provenienza.