“Nessuna responsabilità da parte nostra”. Così si discolpano i gestori del centro sportivo USD Centocelle dopo la morte del piccolo Adamo, il bimbo di 3 anni morto annegato nella piscina durante la festa di battesimo che si svolgeva in una delle sale ristorante presa in affitto appositamente per l’evento.
A fare le dovute precisazioni i legali dei titolari, in riferimento all’articolo “Bimbo morto in piscina a Roma: spunta il video dei 40 minuti di vuoto“. “L’articolo in oggetto, notiziando dello sciagurato evento del 28.5.2023 che ha coinvolto il piccolo Adamo, cerca di ricostruire le dinamiche della tragedia, interrogandosi su chi dovesse controllare il piccolo e riportando che il bambino, una volta raggiunta l’area della piscina, ha scavalcato una recinzione ed è caduto nella vasca”, afferma l’avvocato dei gestori.
La verità dai filmati
“La pubblicazione in esame restituisce un quadro non veritiero della tragica vicenda. Il centro sportivo non aveva assunto, né formalmente né di fatto, l’obbligazione di controllare o custodire i bambini o in generale i partecipanti all’evento, il quale si stava svolgendo all’interno di un locale del centro sportivo, appositamente affittato, distante qualche centinaio di metri dalla zona piscina, chiusa e separata dal resto del complesso da reti di recinzione.
Il piccolo Adamo, una volta riuscito ad entrare nella zona della piscina forzando la recinzione, si è volontariamente tuffato in acqua (anziché cadervi accidentalmente) da cui purtroppo non è riuscito a venir fuori. Quanto sopra emergerebbe dai filmati delle telecamere di sicurezza dell’impianto sportivo, già messi a disposizione della Magistratura. Nessuna responsabilità è attribuibile alla USD Centocelle e ai suoi referenti per il tragico evento che ha profondamente scosso tutti i collaboratori del centro”.
La tragedia
Quel giorno, il 28 maggio, nel centro sportivo di viale della Primavera si stava festeggiando un battesimo nell’ambito della comunità ivoriana. Ma il piccolo si era allontanato, senza che la mamma si rendesse conto dei pericoli a cui stava andando incontro. Poi la tragedia, di cui si erano accorti solo dopo almeno 40 minuti, fatali per il bambino, annegato nella piscina ancora fuori uso e pertanto non controllata.